2011-07-11 14:53:55

Il Quartetto a Washington per far ripartire il dialogo tra israeliani e palestinesi


Il Quartetto per il Medio Oriente (Onu, Ue, Usa e Russia) si riunisce oggi a Washington nel tentativo di rilanciare il negoziato tra israeliani e palestinesi, bloccati da quasi un anno. Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, il rappresentante della Politica estera dell'Ue Catherine Ashton, il segretario di Stato americano Hillary Clinton e il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, cercheranno di spingere per un riavvicinamento delle parti, quando ormai l’Autorità nazionale palestinese di Abu Mazen è decisa a chiedere all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, a settembre, il riconoscimento dello Stato palestinese. Per poter votare sull’ammissione di una nuova Nazione, occorre un pronunciamento del Consiglio di sicurezza, previsto per il 26 luglio. Nell’imminenza di tale data e in un momento in cui i Paesi arabi e del Nord Africa sono in piena trasformazione, è davvero possibile una ripresa dei colloqui tra israeliani e palestinesi? Risponde Marcella Emiliani docente di Storia e Istituzioni del Medio Oriente all'Università di Bologna-Forlì, intervistata da Giada Aquilino:RealAudioMP3

R. – Allo stato attuale delle cose, la ritengo un’iniziativa molto improbabile da portare avanti sul terreno. Da una parte, il governo Netanyahu in Israele non intende interrompere - e lo ha già dimostrato ampiamente - il processo di colonizzazione nei Territori, che è il maggiore ostacolo a qualsiasi tipo di negoziato; dall’altra sebbene Al Fatah, cioè il partito del presidente dell’Autonomia palestinese, e Hamas si siano riavvicinati, tuttavia è una riconciliazione troppo recente, che non consente di intravedere un fronte unito dei palestinesi. Quindi è difficile, in un momento come questo in cui il Medio Oriente peraltro è molto inquieto, riuscire a coordinare un’azione che porti al tavolo dei negoziati israeliani e palestinesi.

D. - A fine luglio il Consiglio di sicurezza dovrà dare il proprio parere sul pronunciamento, a settembre, dell’Assemblea generale dell’Onu riguardo ad uno Stato palestinese indipendente. Gli Stati Uniti - con Obama - si sono detti contrari, così pure il britannico Cameron, mentre il francese Sarkozy sembra più favorevole a un sostegno. Allora, si va verso una battaglia a colpi di veti?

R. – Probabilmente sì, nel senso che Obama in questa occasione rischia di perdere tutto il credito che ha accumulato appoggiando, seppure indirettamente, le cosiddette rivoluzioni della primavera araba. Questo è molto pericoloso in prospettiva, perché a quel punto chi avrà più la credibilità per mediare in questo tipo di processo?

D. – In un quadro di spaccatura internazionale, i numeri per lo Stato palestinese sulla carta potrebbero esserci, perché l’Assemblea generale dell’Onu dovrà votare a maggioranza qualificata, quindi i due terzi dei 192 voti: cosa c’è da aspettarsi?

R: - C’è da aspettarsi un braccio di ferro tra il Consiglio di sicurezza e l’Assemblea generale dell’Onu. Però, poniamoci questo importante interrogativo: cosa succede se la maggioranza dei Paesi del sud del mondo approva l’esistenza di uno Stato palestinese? Ciò rafforzerebbe i palestinesi stessi e a quel punto sarebbe ben più difficile tenerli emarginati da qualsiasi processo negoziale come è stato fatto fino ad adesso, dopo il fallimento degli accordi di Oslo. In un momento così delicato come questo delle rivoluzioni arabe in corso, è una prospettiva che non fa ben prevedere. (bf)







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