Malaysia: la società civile in piazza per chiedere più democrazia e legalità
“E’ un movimento trasversale e interreligioso, che nasce dalla società civile, senza
etichette politiche, quello che sta scuotendo la nazione. Porta istanze legittime,
chiede un cambiamento, trasparenza e una decisa lotta contro la corruzione nelle alte
sfere del governo. Credo che il movimento rappresenti una spinta molto positiva nella
società malaysiana”: è quanto afferma padre Lawrence Andrew, sacerdote e direttore
dell’Herald, il settimanale dell’Arcidiocesi di Kuala Lumpur. L’Herald è stato al
centro delle cronache lo scorso anno per la questione relativa all’uso del termine
“Allah” per i non musulmani (tuttora aperta), che vede una dialettica, anche a livello
legale, fra Chiesa e governo malaysiano. L'agenzia Fides ha interpellato padre Andrew
per commentare la vasta manifestazione pubblica che oggi ha attraversato la capitale,
indetta dal Forum “Bersih 2.0”. La polizia ha bloccato le vie di accesso alla città,
arrestato oltre 600 attivisti e disperso con la forza almeno 20mila manifestanti.
Padre Andrew dice: “E’ un movimento che nasce dal basso, da Ong che difendono i diritti
umani, i diritti delle donne, le libertà, l’onestà in politica. Non ci sono partiti
politici a manovrarlo, anche se alcuni leader dei partiti di opposizione hanno dichiarato
di sostenerlo. E’ il segno importante di un cambiamento che la società, e specialmente
i giovani, desiderano, per una maggiore democrazia, trasparenza e legalità. Si è partiti
dalla richiesta di pulizia nel processo elettorale, in vista delle prossime elezioni
generali, per allargare lo sguardo a una riforma globale”. Padre Andrew conferma il
coinvolgimento delle comunità cristiane malaysiane, accanto a credenti di altre religioni,
anche se non certo – come da insinuazioni circolate – per il supposto “finanziamento
occulto” di associazioni cristiane dall’estero: “La comunità cristiana è ampiamente
coinvolta: condivide tali istanze, insieme a fedeli indù, musulmani e di altre religioni.
Una delle personalità in vista del Bersih è il giovane avvocato cristiano Edmund Bon.
Ma la leadership generale è affidata a una donna, l’avvocato indù Ambiga Sreenevasan,
nota per il suo impegno per la difesa dei diritti e delle libertà”. A livello politico,
continua l’analisi di padre Andrew “il governo dell’Umno (United Malays National Organization),
sembra allergico a ogni prova di dialettica e a ogni opposizione: per decenni ha governato
con i due terzi della maggioranza nel Paese, e solo dal 2008 la maggioranza si è assottigliata
a più del 50%. Oggi l’esecutivo sembra determinato a usare le maniere forti, ma questo
è un segno di debolezza, in quanto non riesce a rispondere alle istanze che nascono
in seno alla società. Anche il Premier Najib Razak è più debole: c’è una lotta all’interno
del partito per assumerne la leadership. In ogni caso, non credo che questo governo
sarà capace di instaurare un dialogo, aprire un tavolo e fare proprie le richieste
del movimento Bersih”. E’ un movimento che si può paragonare a quelli che hanno interessato
il mondo arabo ? Secondo il sacerdote “è simile, in quanto chiede un cambio di mentalità,
una nuova cultura politica, una nuova relazione fra società civile e mondo politico,
una nuova concezione del potere come servizio alla società e al bene comune. Si mettono
in risalto i diritti di tutti i cittadini, a qualsiasi gruppo etnico o religioso appartengano.
E’ un segno di maturità della società civile malaysiana e già questo costituisce una
speranza per il futuro del Paese”. (R.P.)