Emergenza siccità nel Corno d'Africa: 10 milioni di persone senza acqua e cibo
Il Corno d’Africa è vittima della più grave siccità degli ultimi sessant’anni. E’
salito a 1.700 persone al giorno il ritmo degli arrivi in Etiopia dei somali in fuga
dalla grave crisi alimentare che si è abbattuta sul loro Paese. L’Agenzia delle Nazioni
Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari teme che gli aiuti stanziati possano
non essere sufficienti in assenza di una rapida risposta internazionale alla crisi
che coinvolge dagli 8 ai 10 milioni di persone. Camilla Spinelli ne ha parlato
con Marco De Ponte, segretario generale di Action Aid, da tempo impegnato nella
regione africana.
R. - Questa
è la classica crisi che si sta ampliando lentamente. In realtà, come stanno denunciando
sia Action Aid sia anche altre agenzie, ci sono dieci milioni di persone che si trovano
in una situazione ormai estrema a causa della siccità. Questa situazione ha un impatto
immediato perché queste persone vanno nutrite e dissetate. G li unici mezzi di sostentamento
che hanno sono, di fatto, le granaglie, i semi, che sono poi utili per la stagione
successiva. Il potenziale di amplificazione è quindi ancora più grave di quello che
stiamo vivendo adesso.
D. - Secondo l'Unicef, mezzo milione di bambini
si trova ad affrontare un imminente pericolo di vita …
R. - Ovviamente
l’attenzione va ai più deboli. Questo numero crescerà se non si farà qualcosa per
investire nell’agricoltura in questi Paesi e permettere così, a queste popolazioni,
di ri-seminare per i mesi e gli anni a venire.
D. - Un’altra conseguenza
inevitabile è anche l’aumento dei flussi migratori interni …
R. - Questo
campo profughi nel Kenya settentrionale che può ospitare fino a 90 mila persone attualmente,
a causa di questa migrazione, ne ospita 380 mila. Compariamola ai nostri drammi di
Lampedusa, consideriamo quanto il Kenya abbia potenzialità o meno di rispondere, e
vediamo veramente quali proporzioni di dramma stiamo affrontando.
D.
- Cosa sta facendo Action Aid per aiutare queste popolazioni?
R. - Action
Aid è presente in tutti questi Paesi del Corno d’Africa. Ha attività di lungo periodo
ma, ovviamente, ha immesso risorse particolarmente in Kenya per garantire i primi
rifornimenti d’acqua in alcuni campi; cinquantamila persone sono state aiutate direttamente
da noi con i generi di prima necessità. Quello che facciamo sul campo, che è importante,
va però affiancato, nella nostra considerazione, all’allarme per le conseguenze di
lungo termine. E’ ora che chi veramente può, gli Stati e le organizzazioni internazionali
- e, mi permetto di dire, anche i media - diano veramente risalto a questa vicenda.
D.
- Cosa possono fare i singoli cittadini?
R. - La cosa più semplice che
possono fare per noi è fare una donazione. Questi soldi andranno ad affrontare quest’emergenza
nell’immediato come nel lungo periodo. (vv)