Oggi l’Africa conta uno Stato in più. In linea con il percorso incoraggiato dalla
Comunità Internazionale, il Sud Sudan nasce dalla scissione dal Sudan, un processo
politicamente concertato che esprime la volontà di un popolo di riconquistare la propria
libertà. Non abbiamo assistito a manifestazioni di opposizione ufficiali rispetto
a tale evoluzione, né in Africa né nel mondo. Al contrario, la sofferenza subita dalla
popolazione della regione fa percepire l’evento come assolutamente positivo, in generale.
In un certo senso, l’indipendenza per la popolazione locale significa “un ritorno
alla vita”, l’affermazione definitiva della Nazione nel contesto della Comunità Internazionale.
Eppure,
questo processo politico non si realizza sotto il migliore degli auspici; la nuova
Nazione non gode dell’innocenza tipica di tutte le Creature appena nate. Potremmo
quasi dire, anzi, che essa vede la luce già adulta, perché non si tratta di un contesto
“vergine” ma già straziato da anni di violenze, bombe, razzie e innumerevoli tormenti:
un campo di guerra dove nulla è stato risparmiato. Tuttavia, l’indipendenza non
è legittimata dalla semplice volontà di curare le ferite della popolazione, da quel
sentimento di compassione che, seppur nobile, non potrebbe comunque realizzare una
vera libertà. Tra l’altro, la nascita di un nuovo Stato africano nell’anno in cui
diversi Paesi del continente hanno festeggiato il cinquantesimo anniversario della
propria indipendenza, porta a riflettere su una questione di fondo, delicata e sempre
attuale: il significato dell’indipendenza politica nell’epoca della globalizzazione
(nel celebre romanzo « Il Sole delle Indipendenze », lo scrittore ivoriano Ahmadou
Kourouma pone la questione in chiave provocatoria: A quando la fine delle indipendenze?).
Il
Sud Sudan ha appena visto la luce e l’auspicio comune è che le speranze per la nuova
Nazione non siano deluse. Ma è necessario mantenere l’attenzione sui meccanismi economici
e politici internazionali. Si impegneranno - gli altri Stati - ad sostenere il
Paese ed il suo popolo, o si limiteranno piuttosto a trarre senza scrupoli profitto
dalla situazione? Non esiste società – povera o ricca che sia - che non miri
ad affermarsi in libertà. Lo stesso progresso nazionale – obiettivo universalmente
perseguito dagli Stati – non è concepibile se non in un contesto di piena autonomia
di azione, finalizzata al bene comune. La cattiva gestione delle ricchezze tipica
di molti Stati africani, che restano pertanto poveri anche quando, si potrebbe dire
letteralmente, “dormono su montagne di risorse”, è la conseguenza della perdita del
senso del bene comune e della responsabilità, che devono necessariamente accompagnare,
al contrario, la conquista della libertà.
Per lungo tempo il Sudan è stato
descritto come un “Paese di contrasti”: arabi contro africani, genti del Nord e abitanti
della regione meridionale, allevatori e agricoltori, infine, soprattutto, i musulmani
del Nord contro i cristiani del Sud. Il giovane Stato del Sud Sudan non è certo
sprovvisto di risorse materiali. Oro, petrolio e acqua - per citarne alcune - sono
a disposizione di un popolo giovane. Ispirandosi ai valori della fede cristiana e
guardandosi dall’adottare criteri teocratici nelle scelte amministrative, il Sud Sudan
saprà resistere alle tentazioni che minacciano la crescita politica di una giovane
– e quindi in un certo senso ancora debole – Nazione. La Chiesa auspica che la
Nazione appena nata sappia trarre saggiamente orientamento dai valori spirituali del
cristianesimo, al fine di garantire un futuro più sicuro alla popolazione locale.
Il Vangelo proclama l’importanza della libertà e, nel perseguimento della stessa,
le Istituzioni cattoliche si mettono al servizio degli uomini.
« La vostra
missione, Signore e Signori Ambasciatori, consiste nel servire allo stesso tempo la
nobile causa del vostro Paese e la nobile causa della pace. Sono eminenti atti di
amore verso il prossimo, che devono essere compiuti con il desiderio di contribuire
al bene comune e a un'intesa migliore fra le persone e fra i popoli. Potremo allora
offrire alle generazioni che ci seguiranno una terra dove è bello vivere. Dobbiamo
costantemente ricordarci che tutte le ingiustizie che i nostri contemporanei possono
conoscere, le situazioni di povertà, la mancanza di educazione della gioventù, sono
all'origine di numerosi focolai di violenza in tutto il mondo ». Così Papa Giovanni
Paolo II salutava 9 nuovi Ambasciatori presso la Santa Sede, il 6 dicembre 2001, in
occasione della presentazione delle Lettere Credenziali. Tra i Paesi rappresentati
figurava allora l’Eritrea, uno Stato che nel 1993 aveva ottenuto ufficialmente l’indipendenza
dall’Etiopia e che ancora oggi costituisce, dunque, un esempio delle conseguenze sia
positive sia negative che il raggiungimento dell’indipendenza comporta per una giovane
Nazione.
In varie occasioni, lo stesso Papa Benedetto XVI ha incitato a
rinnovare la testimonianza dell’amore evangelico nella realizzazione della carità
sociale, insistendo sull’adozione dei valori evangelici, “la più grande forza di trasformazione
del mondo”. Certamente, la comunità ecclesiastica del Sud Sudan porterà il
suo contributo nell’affermazione della giovane Nazione. Ma il nuovo Stato avrà ugualmente
bisogno della solidarietà di tutte le Chiese particolari dell’Africa e del mondo.
É, questa, una speranza, e al tempo stesso un lume che mostra il cammino.
(Acura di Albert Mianzoukouta, del programma francese per l’Africa).