2011-07-08 08:34:04

Pakistan. Una suora del Punjab: donne cristiane trattate come merce dai potenti clan musulmani


“Noi cristiani non siamo trattati come esseri umani ma come oggetti e come merce da vendere. Viviamo in un sistema in cui solo i potenti hanno diritti. Ai cristiani non viene garantita la giustizia dai tribunali: è una gravissima lacuna nello stato di diritto, e questa è una delle principali cause di sofferenza e di persecuzione dei cristiani in Pakistan”. E’ la denuncia, consegnata in un colloquio con Fides, di un suora che vive in Punjab. La religiosa, che chiede l’anonimato per motivi di sicurezza, si occupa di accogliere, nascondere, recuperare le ragazze cristiane maltrattate, rapite, stuprate o costrette a matrimoni islamici. E’ dunque la persona che meglio conosce il fenomeno, in quanto ascolta quotidianamente le storie delle giovani. Sul caso di Farah Hatim, dice: “Quella di Farah è una storia molto triste. E purtroppo non è unica né rara. Ne registriamo almeno 700 ogni anno e riusciamo a salvare solo poche decine di ragazze”. “Quando una famiglia cristiana viene a piangere da noi, segnalandoci un caso – racconta la suora – andiamo dai capi del villaggio per avere il loro appoggio, fondamentale per la cosiddetta ‘legge della jirga’ (assemblea), consuetudinaria nei villaggi. A volte ci ascoltano e ci aiutano. Ma quando sono in gioco potenti clan musulmani, dicono di non poter far nulla. Allora si dovrebbe applicare il diritto penale nazionale, ma il punto è che i tribunali di primo grado sono corrotti e del tutto manovrati da uomini politici, da leader islamici fondamentalisti o da grandi feudatari. E’ un circolo vizioso, per cui alle minoranze cristiane non viene garantita la giustizia: è una grave lacuna nello stato di diritto e una delle principali cause di sofferenza e di persecuzione dei cristiani in Pakistan”. La sofferenza delle cristiane, spiega la suora, si inserisce nel quadro generale della condizione della donna in Pakistan: “Le donne non valgono nulla. Solo l’8% delle donne riceve un’istruzione in Pakistan. Le bambine vengono spesso abortite. C’è un problema di fondo di cultura e di mentalità tribale”. Inoltre “le donne cristiane portano in più lo stigma di appartenere a una minoranza religiosa: sono le più deboli e vulnerabili, non hanno voce. I potenti musulmani ne approfittano. Le ragazze subiscono abusi, maltrattamenti, stupri e debbono restare in silenzio, pena altre violenze contro la loro famiglia. C’è una discriminazione di fatto: i cristiani non sono veri cittadini, in quanto non possono avere giustizia rispetto a tali patenti violazioni dei loro diritti individuali e di comunità”, conclude la suora.







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