Pakistan: è fallita la mediazione nel caso di Farah, la cattolica islamizzata con
la forza
E’ fallito, per ora, il primo tentativo di mediazione della “All Pakistan Minorities
Alliance” (Apma) nel caso di Farah Hatima, la ragazza cattolica rapita, sposata e
convertita all’islam dal musulmano Zeehan Iliyas nella città di Rahim Yar Khan, nel
sud della provincia del Punjab. L’Apma, fondata da Shabhaz Bhatti, è l’organizzazione
della società civile in difesa delle minoranze religiose più diffusa e meglio organizzata
nel Paese. Il caso di Farah, spiegano fonti dell'agenzia Fides, è emblematico dei
circa 700 casi che ogni anno si registrano in Pakistan di ragazze cristiane rapite
e convertite all’islam. Per questo sul caso di Farah si è impegnato Paul Bhatti, leader
dell’Apma e Consigliere Speciale del Primo Ministro per le minoranze religiose. Un
team di avvocati e di responsabili dell’Apma in Punjab si è interessato del caso nei
giorni scorsi, cercando di organizzare un incontro fra la ragazza e la sua famiglia
di origine, per accertare le condizioni di salute, fisiche e psicologiche di Farah
e, soprattutto, per ottenere la certezza assoluta – ribadita senza condizionamenti,
minacce o costrizioni di sorta – della sua volontà di tornare a casa e di abbandonare
la famiglia musulmana dove si trova. Un membro dell’equipe dell’Apma spiega: “Abbiamo
chiesto, tramite le autorità locali, un incontro privato con Farah. La famiglia del
musulmano che l’ha fatta sua sposa sostiene che la ragazza è consenziente. Se ne sono
certi, e se questo è vero, perché impedire ai familiari di vederla e agli avvocati
di ascoltare direttamente la sua versione? Questo impedimento per noi è davvero sospetto”.
Viste le resistenze incontrate, gli avvocati dell’Apma si sono rivolti nuovamente
al tribunale di primo grado a Rahim Yar Khan, chiedendo al giudice di presiedere un’udienza
in cui ascoltare Farah, la sua famiglia di origine e la famiglia musulmana coinvolta.
L’incontro fissato dal giudice avrebbe dovuto tenersi il 4 luglio, ma la controparte
non si è presentata, tantomeno c’era Farah. I familiari della ragazza, delusi e in
pena, dicono di temere che Farah sia stata portata via dalla città e nascosta in un
luogo segreto o addirittura venduta all’estero. Inoltre il giudice li ha nuovamente
invitati a “ritirare la denuncia e considerare chiuso il caso”, segno dei pesanti
condizionamenti che il sistema giudiziario subisce in casi che oppongono le famiglie
cristiane a potenti clan musulmani. L’Apma comunica che intende percorrere tutte le
strade legali possibili per incontrare Farah: l’incontro è propedeutico a un possibile
ricorso all’Alta Corte per poterla liberare e salvare. Una autorevole fonte di Fides
nella Chiesa pakistana afferma: “Il caso è molto delicato, per tutte le implicazioni
che porta con sé. Bisogna continuare ad agire con prudenza ma con perseveranza, chiedendo
giustizia, come la vedova importuna del Vangelo”. (R.P.)