2011-07-07 08:18:15

Marocco: per mons. Landel la "Primavera araba" sta portando nuovi germogli nella Chiesa


“Alla fine dell’anno pastorale, noi che abbiamo la grazia di appartenere alla Chiesa del Marocco, dobbiamo avere abbastanza audacia per dire a tutti i continenti che possiamo vivere una fede vivente ed unificante nel cuore del mondo dell’islam”: con queste parole mons. Vincent Landel, arcivescovo di Rabat, si rivolge ai fedeli della sua diocesi dalle pagine della rivista Ensemble pubblicata la scorsa settimana. Nell’editoriale del periodico diocesano il presule afferma che la Chiesa del Marocco non può che arricchirsi della “Primavera araba” e che le parole libertà, giustizia, dignità, partecipazione, onestà e responsabilità non sono vuote di senso per i battezzati. Commentando quanto è accaduto negli ultimi mesi nel nord Africa e nel Medio Oriente, mons. Landel scrive che non è possibile restare indifferenti dinanzi a tutto ciò che si trasforma. “E’ per noi un tempo per lasciare penetrare nei nostri cuori tutte le informazioni ‘verificate’; un tempo per leggere quello o quell’altro testo che permetta di gestire meglio l’avvenire non possiamo ignorare tutta questa dinamica che questo popolo che ci accoglie si appresta a vivere … come cristiani – prosegue l’arcivescovo di Rabat – non abbiamo che da rendere conto della speranza che è in noi essendo a servizio della pace, della giustizia e della riconciliazione. La dove noi siamo semi. In primavera, questi germogli di pace, di giustizia e di riconciliazione possono sbocciare”. Per il presule anche la Chiesa del Marocco sta vivendo una primavera, e ciò nelle celebrazioni liturgiche che manifestano una fede vivente e dinamica, nelle preparazioni ai sacramenti vissute nelle differenti catechesi, nelle riflessioni che si fanno nei movimenti o nei gruppi, nella presenza dei cristiani nell’economia del Paese o nelle università, tra i migranti, nelle associazioni a carattere sociale o educativo, nelle scuole e nella sanità. “Sappiamo gioire per questa primavera della Chiesa alla quale partecipiamo” conclude mons. Landel. (T.C.)







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