Intervista con Giovanni Maria Vian dopo la visita del Papa all'Osservatore Romano
Un giornale a dimensione universale che guarda a tutto il mondo: così il Papa, ieri
mattina, in visita alla redazione dell’Osservatore Romano, per i 150 anni di pubblicazione.
Luca Collodi ha chiesto al direttore del quotidiano della Santa Sede, Giovanni
Maria Vian, cosa può cambiare dopo la visita del Papa:
R. – Può
cambiare tutto, ma nella continuità. Cambia, come cambia ogni giorno la vita di un
giornale. Certamente, la visita dell’editore, del "primo collaboratore" del quotidiano
della Santa Sede – perché questo è il Papa – ha significato un grande momento di cordialità.
Il Papa è stato, da questo punto di vista, paterno, veramente paterno. Ha voluto salutare
uno per uno tutti i dipendenti del giornale. Al di là di questo ha fatto, a braccio,
delle riflessioni che sono importanti non soltanto per il nostro giornale – per il
giornale della Santa Sede – ma più in generale per i media.
D. – Il
quotidiano della Santa Sede come si colloca nel panorama dei media cattolici italiani,
ma soprattutto internazionali?
R. – Ha una collocazione molto particolare.
Noi siamo un piccolo giornale, in realtà. Piccolo ma autorevolissimo, proprio perché
il nostro editore è unico: è un editore unico, un azionista unico, perché nessuno
oggi, nel mondo, ha l’autorevolezza che ha il Papa. Quindi rappresentare il punto
di vista della Santa Sede e del Papa è qualcosa che, se ci si pensa, annichilisce.
Noi, umilmente, giorno per giorno, cerchiamo di fare del nostro meglio. L’Osservatore
Romano si pone con fraternità di linguaggio e di rapporti: questo cerca di fare il
“giornale del Papa”.
D. – Qual è il rapporto che cercate di mantenere
tra l’ufficialità del giornale del Papa rispetto all’informazione più in generale,
che talvolta ha bisogno anche di una diffusione più popolare?
R. – E’
il tipico “secondo giornale”. Però, intanto è un giornale – io oso dire – profondamente
laico. E’ il giornale della Santa Sede che informa come nessun altro sulla Santa Sede,
sul Papa: immediatamente pubblica i suoi discorsi … Ma per il resto è un giornale
fatto da laici: tutti i miei predecessori, io stesso anche, naturalmente, siamo stati
e siamo laici; la stragrande maggioranza di chi lavora all’Osservatore Romano è laica.
E’ un giornale, per il resto, quasi normale, nel senso che è un giornale a dimensione
internazionale, è un giornale che interviene nel dibattito culturale e che informa
abbondantemente sulla vita religiosa mondiale, non solo cattolica: anche le altre
confessioni cristiane sono seguite, le altre religioni, soprattutto l’ebraismo. Negli
ultimi anni sono molto aumentate le firme non cattoliche, tra queste di intellettuali
e giornalisti ebrei. Tutto questo lo fa un giornale normale e speciale insieme, perché
il suo punto di vista – pur essendo un piccolo giornale – è intenzionalmente mondiale,
è intenzionalmente universale, quindi “cattolico”, che poi è il significato etimologico
della parola “cattolico” … (gf)