2011-07-06 14:41:36

Intervista con Giovanni Maria Vian dopo la visita del Papa all'Osservatore Romano


Un giornale a dimensione universale che guarda a tutto il mondo: così il Papa, ieri mattina, in visita alla redazione dell’Osservatore Romano, per i 150 anni di pubblicazione. Luca Collodi ha chiesto al direttore del quotidiano della Santa Sede, Giovanni Maria Vian, cosa può cambiare dopo la visita del Papa:RealAudioMP3

R. – Può cambiare tutto, ma nella continuità. Cambia, come cambia ogni giorno la vita di un giornale. Certamente, la visita dell’editore, del "primo collaboratore" del quotidiano della Santa Sede – perché questo è il Papa – ha significato un grande momento di cordialità. Il Papa è stato, da questo punto di vista, paterno, veramente paterno. Ha voluto salutare uno per uno tutti i dipendenti del giornale. Al di là di questo ha fatto, a braccio, delle riflessioni che sono importanti non soltanto per il nostro giornale – per il giornale della Santa Sede – ma più in generale per i media.

D. – Il quotidiano della Santa Sede come si colloca nel panorama dei media cattolici italiani, ma soprattutto internazionali?

R. – Ha una collocazione molto particolare. Noi siamo un piccolo giornale, in realtà. Piccolo ma autorevolissimo, proprio perché il nostro editore è unico: è un editore unico, un azionista unico, perché nessuno oggi, nel mondo, ha l’autorevolezza che ha il Papa. Quindi rappresentare il punto di vista della Santa Sede e del Papa è qualcosa che, se ci si pensa, annichilisce. Noi, umilmente, giorno per giorno, cerchiamo di fare del nostro meglio. L’Osservatore Romano si pone con fraternità di linguaggio e di rapporti: questo cerca di fare il “giornale del Papa”.

D. – Qual è il rapporto che cercate di mantenere tra l’ufficialità del giornale del Papa rispetto all’informazione più in generale, che talvolta ha bisogno anche di una diffusione più popolare?

R. – E’ il tipico “secondo giornale”. Però, intanto è un giornale – io oso dire – profondamente laico. E’ il giornale della Santa Sede che informa come nessun altro sulla Santa Sede, sul Papa: immediatamente pubblica i suoi discorsi … Ma per il resto è un giornale fatto da laici: tutti i miei predecessori, io stesso anche, naturalmente, siamo stati e siamo laici; la stragrande maggioranza di chi lavora all’Osservatore Romano è laica. E’ un giornale, per il resto, quasi normale, nel senso che è un giornale a dimensione internazionale, è un giornale che interviene nel dibattito culturale e che informa abbondantemente sulla vita religiosa mondiale, non solo cattolica: anche le altre confessioni cristiane sono seguite, le altre religioni, soprattutto l’ebraismo. Negli ultimi anni sono molto aumentate le firme non cattoliche, tra queste di intellettuali e giornalisti ebrei. Tutto questo lo fa un giornale normale e speciale insieme, perché il suo punto di vista – pur essendo un piccolo giornale – è intenzionalmente mondiale, è intenzionalmente universale, quindi “cattolico”, che poi è il significato etimologico della parola “cattolico” … (gf)







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