India: gli estremisti indù accusano un giovane cristiano di rapimento e conversioni
forzate
“Classico esempio di accuse infondate e costruite ad arte”. Questo il commento di
Sajan K. George, presidente del Consiglio globale dei cristiani in India (Gcic), rilasciato
all’agenzia AsiaNews, riguardo l’arresto per rapimento e conversione forzata di un
altro giovane, avvenuto il 2 luglio scorso, ad Uppinangady nel Karnataka, Stato dell’India
sud-occidentale. L’accusa è di oltraggio al sentimento religioso ed intimidazioni
criminali. Praveen D’Souza, questo è il nome del giovane ventinovenne, avrebbe conosciuto
un adolescente indù Kartik, 14 anni, studente della Kanchana, High School, circa un
anno fa. Katik era scappato da casa per tre mesi e in quel periodo il cristiano, secondo
le accuse avrebbe “fatto pressioni” per spingere il giovane indù a convertirsi al
cristianesimo. Pravaan si è consegnato alla polizia che l’ha incriminato secondo le
leggi penali contro l’offesa dei sentimenti religiosi e le intimidazioni criminali,
punibili con multa e dentizione fino a 4 anni. “Gli estremisti sono andati con la
polizia a casa di Praveen – spiega all'agenzia AsiaNews Sajan George - e non avendolo
trovato hanno arrestato suo fratello, minacciando i genitori di terribili conseguenze
se il figlio non si fosse arreso”. Secondo le prime indagini della Gcic, Kartik sarebbe
invece fuggito di casa per sfuggire ai maltrattamenti della sua matrigna. Praveen
gli avrebbe allora offerto vitto ed alloggio. Dopo un periodo nel quale Kartik avrebbe
assistito alle preghiere della famiglia del cristiano, sarebbe ritornato a casa e
scoperto l’accaduto, gli attivisti del Sangh Parivar hanno inventato la ricostruzione
della conversione forzata. L’udienza, prevista ieri, è stata rinviata e Praaven è
ancora in carcere. (G.I.)