Proteste e vittime nel mondo arabo: in Libia proseguono le trattative tra Tripoli
e Bengasi
Nuove proteste in Siria: epicentro la città di Hama presa d’assalto dai soldati del
presidente Bashar al Assad. Manifestazioni e cortei anche in Egitto, mentre in Libia
vanno avanti le trattative tra Bengasi e Tripoli. Il governo punta il dito contro
la Nato accusandola di ostacolare i colloqui con i ribelli e di colpire nei raid i
civili. Oggi, il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Rasmussen, ha dichiarato:
"Dopo la partenza di Gheddafi, l’Onu dovrà prendere il testimone per guidare il popolo
libico verso la democrazia". Sulla questione libica però Russia ed Occidente continuano
ad essere in disaccordo. Il servizio Cecilia Seppia:
Nei Paesi
del mondo arabo il grido del popolo continua a farsi sentire, così come la violenza
messa in atto dai governi per reprimere manifestazioni e proteste. In Siria, è sotto
assedio la città di Hama: qui da ieri sono in corso retate e rastrellamenti e i soldati
del presidente Assad hanno arrestato centinaia di persone. Almeno 3 i morti, oltre
40 invece i feriti. A Damasco, Aleppo ed Homs la gente è scesa in piazza e la polizia
ha sparato ad altezza uomo, lanciando lacrimogeni e usando manganelli per disperdere
la folla, mentre al confine con la Turchia i profughi hanno annunciato uno
sciopero della fame in segno di protesta contro la repressione. In Egitto, i manifestanti
sono tornati ad accamparsi a piazza Tahrir e da, ieri sera, alcune centinaia di persone,
hanno bloccato la strada fra il Cairo e Suez dopo che un tribunale ha rilasciato su
cauzione 10 poliziotti incriminati per le uccisioni della rivolta iniziata il 25 gennaio.
Sul fronte libico vanno avanti le trattative tra il Consiglio nazionale transitorio
e rappresentanti del regime e intanto questa mattina i ribelli hanno sventato un
attentato nella città di Bengasi, contro diplomatici e giornalisti. Non si fermano
poi i raid della Nato: nel mirino alcuni quartieri di Tripoli e la zona di Bab al-Aziziya,
dove si trova il compound di Gheddafi. Sulla Libia, Russia ed Occidente continuano
ad essere in disaccordo. Mosca chiede il cessate il fuoco, l’Onu ha risposto di non
aver disatteso le consegne imposte dalla risoluzione 1973 e di dover proteggere i
civili. Entrambi però guardano al futuro del Paese senza il raìs. Dalla Tunisia arriva
infine una nuova condanna contro l’ex leader Ben Alì: 15 anni di reclusione per traffico
di armi e droga.