Il Papa in visita all’Osservatore Romano per il 150.mo: un giornale unico che annuncia
il Vangelo e va alla radice degli avvenimenti
Un giornale unico che aiuta i fedeli a valutare i segni dei tempi con la speranza
della fede: così, Benedetto XVI ha definito “L’Osservatore Romano”, nella visita al
quotidiano della Santa Sede, avvenuta stamani. Occasione dell’avvenimento, il 150.mo
di fondazione del giornale, celebrato lo scorso primo luglio. Il Pontefice, che ha
parlato quasi interamente a braccio, ha espresso riconoscenza a quanti “fanno” questo
giornale “con passione umana e cristiana e con professionalità”. Un lavoro definito
“prezioso e qualificato, al servizio della Santa Sede”. L’indirizzo d’omaggio al Papa
è stato rivolto dal direttore, il prof. Giovanni Maria Vian. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
“Vorrei dirvi
di cuore come si fa in casa: buon compleanno!”: così, con semplicità, Benedetto XVI
ha voluto esprimere la sua gratitudine al quotidiano della Santa Sede, giunto al “notevole
traguardo” dei 150 anni di vita. Nella sua visita, il Papa ha potuto incontrare tutto
il personale dell’Osservatore Romano, un centinaio di persone di diverse nazionalità,
e nel suo discorso si è dunque soffermato sul contributo speciale che il giornale
diretto da Giovanni Maria Vian offre nel panorama dell’informazione:
“Non
è solo una officina, è soprattutto un grande osservatorio, come dice il nome; osservatorio
per vedere le realtà di questo mondo e informare noi su queste realtà. Esse riflettono
... sia le cose lontane che quelle vicine”.
Il Papa si è così soffermato
su quello che ha definito “uno dei grandi vantaggi dell’Osservatore Romano” e cioè
“un’informazione universale che realmente vede il mondo, e non solo una parte”:
“Nei
giornali normali si informa, ma con una preponderanza del proprio mondo che fa qualche
volta dimenticare molte altre parti di questa terra che sono non meno importanti.
Qui si vede qualcosa di questa coincidenza di 'urbs et orbis' che è caratteristica
della cattolicità, in un certo senso anche una eredità romana: realmente, vedere il
mondo e non solo se stessi”.
Ancora, ha proseguito il Papa, “L’Osservatore
Romano” si occupa delle “cose lontane” anche in un altro senso:
“L’Osservatore
non rimane nella superficie degli avvenimenti, ma va alle radici: oltre la superficie,
ci mostra le radici culturali, il fondo delle cose. E' per me, non solo un giornale,
ma anche una rivista culturale. Ammiro come sia possibile ogni giorno darci grandi
contributi che ci aiutano a capire meglio l’essere umano, le radici da cui vengono
le cose e dove sono comprese, realizzate, trasformate”.
Ma, ha
soggiunto il Papa, il quotidiano vaticano “vede anche le cose vicine”, il “nostro
piccolo mondo che tuttavia è un mondo grande". Benedetto XVI ha poi constatato che
“nessuno può informare su tutto”:
“E’ sempre necessaria una scelta,
un discernimento. E’ perciò decisivo, nella presentazione dei fatti, il criterio di
scelta: non c’è mai il fatto puro, c’è sempre anche una scelta che determina che cosa
debba apparire e cosa non debba apparire”.
Il Papa ha rilevato che
oggi queste scelte delle priorità, “sono spesso e in molti organi dell’opinione pubblica,
molto discutibili”. L’Osservatore Romano si fa invece guidare dal senso di giustizia
e dal Vangelo. Dunque, ha affermato, “abbiamo come criterio la giustizia” e “la speranza
che viene dalla fede”. Ecco perché, ha concluso con gratitudine, L’Osservatore Romano
non fa solo “informazione” ma anche “formazione”. Dal canto suo, il direttore del
giornale, il prof. Giovanni Maria Vian ha espresso la sua gratitudine per l’incontro
familiare che il Papa ha riservato ad ogni dipendente dell’Osservatore Romano. Quindi,
si è soffermato sul motto del giornale che campeggia sulla testata “Unicuique suum,
non praevalebunt”:
“Unicuique suum, un principio
della filosofia antica, la giustizia, tratta dal diritto romano, l'altra - non
prevalebunt - deriva dal detto di Gesù nel Vangelo di Matteo. E' lo stesso
detto che contiene il Tu es Petrus. Quindi questo significa veramente
un'unità profonda, profondamente intrecciata: Tu es Petrus, non prevalebunt.
Siamo naturalmente tutti nella stessa piccola barca, navicula Petri.
Grazie Santità”.