Thailandia: dopo il voto la Chiesa invoca come priorità la riconciliazione nazionale
“Tutti devono accettare il risultato delle elezioni democratiche. In ogni caso, la
priorità per il Paese è una autentica riconciliazione nazionale”: è il commento a
caldo rilasciato all’agenzia Fides da padre Peter Watchasin, sacerdote di Bangkok
e direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (Pom) in Thailandia dopo
il voto alle elezioni generali di ieri, che ha sancito la vittoria del partito “Pheu
Thai”, guidato da Yingluck Shinawatra, sorella dell’ex Primo ministro tailandese in
esilio per corruzione. “La riconciliazione – spiega padre Peter – è quanto ha promesso
la vincitrice Shinawatra". Sull’attuale situazione a Bangkok, il sacerdote racconta:
“La gente è soddisfatta e fiduciosa, non c'è stata violenza nel processo elettorale.
Gli attivisti delle ‘camicie rosse’ sono in strada a festeggiare pacificamente. Il
Sud del paese ha votato per i Democratici, il Nord per i rossi che, a sorpresa, hanno
conquistato anche Bangkok”. Le principali ragioni della sconfitta dei Democratici,
secondo il direttore delle Pom, sono dovute al fatto che “i Democratici non hanno
saputo rispondere alle attese e ai bisogni delle fasce più povere della popolazione,
soprattutto delle masse rurali. I rossi invece, negli scorsi 12 mesi, hanno continuato
instancabilmente una campagna di sensibilizzazione capillare, villaggio per villaggio.
Hanno lavorato molto: i contadini hanno finalmente trovato persone che si sono interessate
alla loro situazione e hanno dato loro fiducia”. Inoltre, ricorda padre Peter, “la
Commissione speciale per la riconciliazione, istituita dal governo dopo le violenze
dello scorso anno, non ha dato i risultati sperati: agli interrogativi che la Commissione
ha sollevato sulle violenze, il governo dei Democratici non ha dato risposta. Chi
ha ucciso? Perchè i militari hanno caricato i civili ? tante altre domande sono rimaste
inevase. Questo è stato un errore grave, che è alla radice della sconfitta di oggi”.
Novità assoluta in Thailandia è una donna premier: “Una donna premier, per la prima
volta nella storia, è un buon segno per il Paese, per il riconoscimento del ruolo
delle donne, sempre più presenti nella finanza, nella politica, nella leadership della
società civile” rimarca il direttore delle Pom. Sui rischi per il futuro, afferma:
“Non credo nel pericolo di un golpe militare (l'esercito ha detto di accettare il
verdetto delle elezioni), né nel possibile ritorno in patria di Thaksin Shinawatra.
Va detto che le "camicie rosse" sono un movimento eterogeneo e non tutti sono accesi
sostenitori dell’ex Primo ministro”. “Vedremo cosa ci aspetta: i fedeli cattolici
– conclude padre Watchasin – nutrono buone speranze per il futuro. Hanno pregato per
le elezioni e stanno pregando per il nuovo governo.” (R.P.)