Riprendono i lavori per l'A.V. Torino-Lione. Il vescovo di Susa: riprenda il dialogo
Gli scontri in Val di Susa contro il cantiere dell’Alta Velocità Torino-Lione, che
ieri hanno provocato 204 feriti tra le forze dell’ordine, non fermano il governo.
Questa mattina infatti hanno riaperto i cantieri, ed è arrivata la condanna della
violenza da tutti gli schieramenti politici. Il ministro dell’Interno Maroni ribadisce:
sono d'accordo con chi ipotizza il reato di tentato omicidio, ma i comitati anti TAV
assicurano: “alla manifestazione non c’erano black-bloc, solo persone a mani pulite”.
Dal canto loro i carabinieri del comando di Torino hanno dichiarato di essere stati
oggetto di azioni violente e bene organizzate. Cecilia Seppia
Per
un commento, Alessandro Guarasci ha sentito il vescovo di Susa, mons. Alfonso
Badini Confalonieri:
R. - I fatti
di ieri - ed evidentemente anche della domenica passata - sono stati incresciosi,
perché dove c’è violenza ci sono sempre delle cose che non vanno ed è sempre una realtà
non di Chiesa, lontana dall’insegnamento del Signore. In Valle c’è stata anche qualche
difficoltà per chi la pensava in maniera diversa dai "No-Tav". Ci sono stati dei gruppi
cattolici che hanno addirittura pregato affinchè non avvenissero le violenze, però
era prevedibile che queste si sarebbero verificate, visto che c’era questo tam tam
per esortare i "No Tav" a trovarsi sul posto, dove si stanno svolgendo i lavori.
D.
- La ferrovia, secondo lei, rischia di cambiare in modo drastico la vita di quella
valle e non è possibile, per esempio, che contribuisca anche ad un maggiore sviluppo?
R.
- Ogni mezzo di trasporto dovrebbe avere delle ricadute positive sulla vita delle
persone che hanno a che fare con esso. Qui, le persone che hanno parlato di queste
cose, hanno sottolineato principalmente gli aspetti negativi.
D. - Molti
abitanti della Valle temono per la salute e per la vivibilità quotidiana…
R.
- In Valle, c’è un certo numero di persone convinte che la galleria per l’alta velocità
non debba essere fatta, e convinte di questo da circa 20 anni di ripensamento su queste
decisioni e specialmente di una certa politica, chiamiamola informazione, che è stata
sempre molto unilaterale. Qui, in Valle, non c’è stato dialogo vero e non c’è stata
la possibilità, per le autorità - o perché non l’hanno voluto o proprio perché concretamente
non lo hanno fatto - di spiegare i perché delle cose. Per cui, molta gente si è convinta,
in buona fede, della dannosità dell’operazione.
D. - Secondo lei bisogna
quindi, almeno su questo punto, riaprire il dialogo sull’opera…
R. -
Il dialogo doveva sempre rimanere aperto. Purtroppo c’è chi non lo voleva o, di fatto,
non sono riusciti a realizzarlo. Anche all’interno dei "No Tav" c’è qualcuno che vuole
lui stesso chiamarsi intransigente, perché non è disposto a dialogare. Che sia una
comunicazione, un dialogo o un approfondimento non settoriale e non chiuso a qualsiasi
altra posizione. (vv)