Domani elezioni in Thailandia: clima di instabilità dopo le violenze del 2010
In Thailandia, 47 milioni di cittadini sono convocati domani alle urne per le legislative,
in un clima di forte instabilità. Dopo le contestazioni di piazza dello scorso anno,
che causarono quasi cento morti, il governo di Vejjajiva dovrà fare i conti con l’agguerrita
opposizione del Puea Thai, dietro il quale ci sarebbe l’ex primo ministro in esilio
Shinawatra. In concomitanza con la giornata elettorale, grande spiegamento di forze
di sicurezza per fronteggiare l’eventuale ripresa delle violenze. Del voto thailandese,
Giancarlo La Vella ha parlato con Stefano Vecchia, raggiunto telefonicamente
a Bangkok:
R. – Quello
che si avvia alle urne domani è un Paese diviso, fortemente polarizzato attorno a
due schieramenti: da un lato, il partito dei democratici, il più antico del Paese,
che esprime il governo in carica, il primo ministro – che è un pò come dire la manifestazione
delle élite di questo Paese ma anche della sua borghesia urbana. Dall’altro, il partito
del Puea Thai, che ha coalizzato tutte le forze “alternative” e in particolare raccoglie
le simpatie delle aree rurali.
D. – Si teme che sia una consultazione
caratterizzata da momenti di disordine…
R. – Sì, questo è possibile.
Teniamo presente che la Thailandia sta uscendo da un lungo periodo di crisi, di tensione,
seguito alle battaglie nella capitale dello scorso anno, con l’invasione delle "camicie
rosse" e dalle pressioni militari. Di conseguenza, il risultato risentirà di questa
situazione in qualche modo. Se dovessero vincere i democratici l’opposizione si sentirebbe
scippata di una vittoria che le previsioni danno scontata. Se invece dovesse vincere
l’opposizione, occorrerà vedere come reagiranno il partito di governo attuale, ma
anche le élite di impronta militare.
D – Sono molti gli osservatori
che pensano che la monarchia thailandese alla lunga non ce la faccia a resistere a
questo processo di cambiamento del Paese … R. – Diciamo che, in questo periodo,
la monarchia è stata fortemente strumentalizzata dalle parti politiche, mentre invece
per costituzione e per suo ruolo dovrebbe restarne al di fuori. La malattia del re,
che ormai da quasi due anni è ricoverato in ospedale, chiaramente non facilita una
prospettiva di rinnovamento dell’istituzione. Certamente, bisognerà vedere dai risultati
delle elezioni come il vincitore entrerà in armonia o in contrasto con l’istituzione
monarchica, tenendo presente che il sovrano attuale è ancora fortemente ben voluto
dalla popolazione. (bf)