2011-07-01 14:11:39

Cina: Amnesty denuncia misure repressive contro gli avvocati pro diritti umani


Giro di vite del governo cinese contro gli avvocati che si occupano di diritti umani. Secondo un rapporto diffuso a Hong Kong da Amnesty International, Pechino sta applicando una serie di misure per mettere sotto controllo la professione legale. Questi provvedimenti repressivi, in atto da due anni, si sono intensificati negli ultimi mesi. “Gli avvocati che si occupano di diritti umani sono sottoposti a un crescendo di tattiche del silenzio, dalla sospensione o revoca della licenza fino alle minacce, alle sparizioni forzate e addirittura alla tortura”, ha dichiarato all'agenzia Sir Catherine Baber, vicedirettrice del Programma Asia e Pacifico di Amnesty International. A partire da febbraio, il timore di una “rivoluzione dei gelsomini” ispirata alla Primavera araba, ha spinto il governo ad arrestare decine di oppositori e attivisti, compresi quelli che agiscono online. Le autorità hanno effettuato retate di avvocati che si occupano di cause relative alla libertà di religione, alla libertà di espressione e ai diritti sulla terra. “Il governo cinese sta cercando di adattare e manipolare le leggi per stroncare chi ritiene costituire una minaccia”, ha accusato Baber. “Gli avvocati per i diritti umani sono nel mirino delle autorità perché cercano di usare le leggi per proteggere i cittadini contro gli abusi compiuti dallo Stato – ha aggiunto l’esponente di Amnesty -. Chiediamo al governo di rilasciare tutti coloro che sono stati arrestati o fatti sparire”. Coloro che esercitano la professione legale devono sottoporsi a una “valutazione annuale” che molti ritengono non abbia alcun fondamento legislativo. Gli avvocati che si arrischiano a occuparsi di cause sensibili, come quelle che hanno a che fare coi diritti umani, spesso non superano l’esame e si vedono sospendere o revocare la licenza. A causa delle pressioni, delle intimidazioni e delle persecuzioni, il loro numero si è ridotto: su oltre 204.000 avvocati, solo poche centinaia osano occuparsi di diritti umani. Nuove disposizioni introdotte negli ultimi due anni impediscono agli avvocati di difendere determinati clienti, di commentare pubblicamente i processi o di contestare i procedimenti giudiziari. Queste misure hanno reso più difficile assumere un difensore per chi ne ha maggiore bisogno, come le persone imputate per appartenenza a gruppi religiosi non riconosciuti, i manifestanti tibetani e uiguri, le vittime di sgomberi forzati o chi contesta l’operato del governo in occasione di disastri naturali. Amnesty chiede al governo di Pechino “di ripristinare le licenze degli avvocati sospesi o revocati per essersi occupati di cause relative ai diritti umani – ha sottolineato Baber - e di affidare il governo della professione legale a organismi effettivamente indipendenti. Gli avvocati devono essere protetti”. (M.G.)







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