Ancora proteste in Siria, la Germania spinge per la condanna dell’Onu
Tre manifestanti sono stati uccisi oggi da colpi di arma da fuoco a Homs, terza città
siriana a nord di Damasco, durante un corteo anti-regime. Lo riferiscono fonti oculari
citati da attivisti dei Comitati di coordinamento locale e dal sito di monitoraggio
Rassd, che trasmettono anche su Twitter. Oggi, migliaia di siriani sono tornati in
piazza per chiedere la caduta del regime in quasi tutte le località del Paese, compresi
alcuni quartieri di Damasco e Aleppo, le città finora rimaste relativamente ai margini
della contestazione. Intanto, il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle,
fa sapere che la Germania si impegnerà per far approvare dal Consiglio di sicurezza
dell'Onu una risoluzione di condanna delle violenze in Siria entro la fine del mese.
E il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, si dice scoraggiata dalla violenza
in atto in Siria e afferma che per il governo siriano il tempo delle riforme sta scadendo.
Marocco Sono
oltre 13 milioni i marocchini chiamati oggi alle urne per il referendum costituzionale
voluto da Mohammed VI, ed annunciata dallo stesso sovrano la scorsa settimana. Scontata
la vittoria dei "sì", anche se resta incognita riguarda l’affluenza alle urne. Sentiamo
Salvatore Sabatino:
Una nuova
architettura costituzionale, quella pensata dal giovane Mohammad VI, nella quale viene
ridefinita la sua figura, riequilibrando i poteri a vantaggio del primo ministro e
del parlamento. In pratica, il re perde la guida del governo. Le riunioni dell'esecutivo
saranno dunque presiedute dal premier, che avrà anche il potere di sciogliere il parlamento
e di fare nomine per le cariche più importanti. Il sovrano, tuttavia, resterà il garante
dell'unicità dello Stato, seppur perdendo il carattere ''sacro'' della persona. Ultima
novità importante riguarda il berbero, che diventa lingua ufficiale insieme all'arabo.
Aperture importanti, che molti analisti riconducono ai timori espressi più volte dal
re circa un effetto contaminazione con le crisi che hanno sconvolto i Paesi limitrofi.
Ma il referendum basterà, da solo, a frenare l’onda lunga della “primavera araba”?
La risposta sta nei risultati. Perché se è già scontata la vittoria dei "sì", sarà
importante analizzare il dato dell'affluenza ai seggi. Se dovesse essere bassa, infatti,
sarebbe un'ulteriore richiesta di cambiamento da parte del popolo. Sta di fatto che
il movimento giovanile "20 febbraio", a capo delle proteste nel Regno, ha invitato
i suoi sostenitori a boicottare le urne. Per il "sì" si sono schieranti i principali
partiti, i sindacati e gran parte della società civile. Sul versante opposto, invece,
gli islamici di Ali Adi Wa al Hissane, un movimento clandestino che chiede la fine
della monarchia. Stasera, dopo le 19, i primi risultati.
Egitto, richiesta
di processi rapidi ai responsabili della repressione Sono già circa duemila
secondo i siti Internet i manifestanti in piazza Tahrir che partecipano al cosiddetto
"venerdì della punizione e dei martiri". Si tratta di un’iniziativa voluta in particolare
dalla coalizione dei Giovani della rivoluzione e dal movimento 6 aprile per protestare
per i violenti scontri tra manifestanti e forze dell'ordine dello scorso martedì notte
e soprattutto per chiedere che vengano processati velocemente i responsabili della
violenta repressione che nella rivoluzione di gennaio e febbraio ha provocato la morte
di oltre 830 manifestanti. La manifestazione di oggi è boicottata, invece, dai movimenti
islamisti dei fratelli musulmani e dei salafiti. L'aggiunta militare, che regge l'Egitto
da quando è stato deposto Hosni Mubarak, ha annunciato ieri sera la creazione di un
fondo speciale per il sostegno delle persone rimaste ferite durante la rivoluzione,
circa novemila, e delle loro famiglie.
Libano Giunta ieri a Beirut
una delegazione del Tribunale internazionale per il Libano. Consegnato un fascicolo
con le incriminazioni per l'assassinio dell'ex premier libanese, Rafik Hariri, avvenuto
nel 2005 a Beirut e che portò contemporaneamente alla morte di altre 22 persone. I
nomi dei quattro membri del movimento sciita Hezbollah accusati sono stati confermati
dal Ministero degli interni di Beirut. Dal Libano, Marina Calculli:
Sono quattro
i mandati di arresto, la cui esecuzione è stata rimessa al procuratore libanese, Said
Mirza. Il Tribunale ha concesso 30 giorni al governo libanese per arrestare i sospetti,
ma l’atto di accusa rischia di provocare un’escalation delle violenze interne tra
sunniti e sciiti. Secondo indiscrezioni, infatti, gli accusati potrebbero essere esponenti
di Hezbollah, principale partito sciita. Il premier in carica, Najib Mikati, ha fatto
appello alla saggezza dei cittadini e ha cautamente ricordato che i sospetti sono
innocenti fino a prova contraria. Saad Hariri, figlio di Rafik, ha dichiarato
la giornata di ieri un momento storico, mentre hezbollah non ha ancora commentato
la deposizione dell’atto di accusa.
Afghanistan, violenze Non
si fermano le violenze in Afghanistan. Ieri sera, nel distretto di Khash Rod, l’esplosione
di una bomba al passaggio di un autobus ha provocato 20 vittime, fra cui diversi bambini.
Intanto, sempre ieri sono giunti a Parigi i due giornalisti francesi tenuti in ostaggio
per 18 mesi dai talebani. Diverse fonti hanno riferito del pagamento di un riscatto
da parte di Parigi, mentre secondo gli insorti ci sarebbe stato uno scambio di prigionieri
per favorire il rilascio dei reporter.
Iraq, giugno mese più cruento del
2011 Il mese di giugno è stato il più cruento in Iraq dall'inizio dell'anno,
con 271 persone - perlopiù civili - morte in attentati. Lo rivela il rapporto mensile
stilato dai Ministeri iracheni della Salute, dell'Interno e della Difesa.
Italia Approderà
alla Camera il prossimo 25 luglio la manovra da 47 miliardi approvata ieri dal Consiglio
dei ministri, con l’obiettivo di arrivare al pareggio di bilancio nel giro di 4 anni.
Molti i tagli previsti. L’impatto maggiore si avrà nel 2013 e nel 2014. Il servizio
di Marco Guerra:
“In parlamento
accetteremo emendamenti purché vadano in direzione dello sviluppo nel rigore del bilancio,
in modo che i mercati non possano aggredirci". Lo detto stamani il premier italiano,
Silvio Berlusconi, aprendo il Consiglio nazionale del Pdl che ha eletto Angelino Alfano
segretario del partito. Berlusconi ha quindi confermato che la manovra sarà blindata
con la fiducia in vista del passaggio parlamentare, che si preannuncia già con moltissimi
emendamenti. L’impatto della finanziaria sarà graduale, partirà dagli 1,5 miliardi
sul 2011 per arrivare ai 20 miliardi del 2014. Per il leader del Pd, Pierluigi Bersani,
si tratta di una “bomba ad orologeria”. Il ministro Giulio Tremonti, invece, ha spiegato
che i conti sono in ordine sia per quest’anno e che l’anno prossimo e che il pareggio
del bilancio è un "obiettivo politico ed etico". Per quanto riguarda le misure della
manovra, si confermano i tagli per comuni e regioni, che da parte loro parlano di
fine del federalismo. Tagli anche per i costi della politica, con la riduzione degli
stipendi dei ministri e il ridimensionamento di auto e aerei blu. Confermato poi il
congelamento degli stipendi degli statali e le l'introduzione di nuove imposte per
le auto di grande cilindrata e per le transazioni bancarie. E tra le novità dell'ultima
ora, arriva anche la liberalizzazione degli orari dei negozi e una tassazione vantaggiosa
per gli imprenditori under 35. Ma nonostante i numerosi provvedimenti che contengono
la spesa pubblica, oggi l’agenzia di rating "Standard and Poor's" ha pubblicato una
nota in cui avverte che in Italia “restano rischi sostanziali sul debito”, dovuti
soprattutto alle “deboli prospettive di crescita”.
Processo Strauss-Khan Nuova
udienza a sorpresa per Dominique Strauss-Kahn, l’ex direttore generale del Fondo monetario
internazionale (Fmi), agli arresti domiciliari negli Stati Uniti con l’accusa di violenza
sessuale nei confronti di una cameriera. Secondo il New York Times, la donna avrebbe
mentito fin dalla prima udienza. Strauss-Kahn oggi comparirà davanti alla Corte suprema
di Manhattan e non è escluso che le accuse vengano archiviate. Il sesso, scrive il
quotidiano statunitense, c'è stato, ma l'imputazione per stupro adesso vacilla.
Cina,
90.mo del Partito comunista Oggi, Pechino è teatro delle celebrazioni per il
90.mo anniversario della nascita del Partito comunista cinese. Sviluppo economico,
stabilità e armonia, ma nessuna apertura al multipartitismo: questo, in sintesi, è
stato il contenuto del discorso fatto per l’occasione da Hu Jintao, segretario del
partito, che oggi si trova alle prese con le crescenti istanze democratiche. Ma come
è cambiato il Partito comunista cinese in 90 anni densi di avvenimenti epocali, sia
per Pechino che per il mondo? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Francesco
Sisci, corrispondente in Cina per il quotidiano “La Stampa”:
R. - Il Partito
comunista cinese, come hanno sottolineato queste celebrazioni di oggi, è molto più
cinese e molto poco comunista, nel senso che l’elemento di pragmatismo del partito
è estremamente forte. Una cosa per esempio che brillava per assenza nel discorso del
segretario del partito, Hu Jintao, oggi alla sezione plenaria, era una definizione:
una spiegazione su cosa sia il socialismo o il comunismo. Il discorso era in realtà
tutto incentrato sulla guida del Paese, sulla proiezione del Paese verso la prosperità
e l’annuncio che per il centenario della fondazione della Repubblica Popolare, nel
2049, la Cina sarà un Paese prospero e democratico.
D. - Quello cinese
è uno degli ultimi Partiti-Stato che deve fare i conti con l’aumento dell’istanza
di democrazia e quindi anche di aspetti più spirituali...
R. - Certo,
l’aspetto religioso in generale è un elemento crescente: ci sono le Chiese cristiane,
ci sono i cattolici, ci sono i buddisti, ci sono spiritualità che per lunghi decenni
sono state soppresse e invece adesso stanno tornando a vivere. Non c’è, rispetto al
passato, una soppressione sistematica di queste fedi, anche se questo non esclude
che vi siano delle occasioni per delle repressioni ad hoc. (ma)
Venezuela,
Chavez Nuova apparizione televisiva per il presidente venezuelano, Hugo Chavez,
dopo l’operazione al quale si è sottoposto a Cuba. Il capo di Stato ha ammesso di
aver avuto un tumore, ma ha assicurato di essere in via di guarigione. Non ha precisato
alcuna data per il ritorno a Caracas, assicurando di essere comunque saldamente alla
guida del Paese. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Marco Guerra)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 182