La Polonia per la prima volta alla guida del semestre di presidenza dell'Unione Europea
E’ tutto pronto in Polonia per la presidenza semestrale dell'Unione europea, che Varsavia
prenderà domani in consegna da Budapest, fino a dicembre 2011. Il Paese dell'Europa
centro-orientale, dopo l'adesione all'Ue il primo maggio 2004, si propone - nelle
parole del premier Donald Tusk - di diventare “il nuovo motore” comunitario. Fra le
priorità indicate da Tusk, c'è anche il ritorno dell'Ue “sui binari di un rapido sviluppo
economico”. Ma com’è possibile raggiungere tale obiettivo con la crisi che attanaglia
molti Paesi europei, come la Grecia? Giada Aquilino lo ha chiesto ad Adriana
Cerretelli, esperta di affari europei del Sole24Ore:
R. – La Polonia
è il Paese in Europa che ha tra i migliori tassi di crescita - 4,2 per cento - tassi
che normalmente nel Vecchio Continente sono sconosciuti. La via delle riforme che
l’Europa persegue è quella di sempre: da una parte il rigore di bilancio e dei conti
pubblici, perché soltanto con una situazione finanziariamente sana si ritiene di poter
avere quella stabilità necessaria a garantire la crescita; dall’altra le riforme strutturali,
cioè il famoso programma Europa 2020 che prevede che in tutti i Paesi si acceleri
sulla strada delle riforme, perché soltanto modernizzando le nostre economie, rendendole
più competitive - con mercati del lavoro più flessibili, con attenzione crescente
ai settori della ricerca e dell’innovazione - si possa tenere testa alla concorrenza
nell’economia globale, alla concorrenza di Paesi ed economie che sono in grado non
soltanto di tenerci testa sul fronte dell’innovazione e della creatività ma anche
di “assediarci” con costi del lavoro assolutamente irrisori. Penso naturalmente alla
Cina e ai Paesi emergenti.
D. - Quali sono le altre priorità del semestre
polacco?
R. – Sicuramente una delle grandi priorità della Polonia è
quella di definire il nuovo quadro di finanziamento dell’Unione Europea per il periodo
dal 2014 al 2020. Il timore è che la crescente preoccupazione dei Paesi più ricchi,
che sono i maggiori contribuenti, di applicare anche al bilancio europeo una pesantissima
austerità possa alla fine penalizzare, tra gli altri, questi fondi strutturali. Per
la Polonia è sicuramente una grossa priorità quella di cercare di difenderli, insieme
a una politica agricola che possa tutelare perlomeno l’ecologia del territorio, la
qualità dei prodotti. La Polonia è un Paese di tradizione agricola ed è un grande
concorrente di Paesi agricoli come la Francia o la Germania.
D. – In
questo quadro, come si inserisce il cammino di avvicinamento della Polonia alla zona
Euro? Al momento la valuta è ancora lo Złoty…
R. - Secondo i
programmi del governo non ci sarà un’accelerazione immediata, non certamente prima
del 2013 - 2014 e lo si capisce perché, visto lo stato in cui in questo momento si
trova l’Euro con il problema greco e con i problemi dell’area mediterranea, sicuramente
la Polonia non desidera accelerare le tappe dell’ingresso e al tempo stesso gli stessi
Paesi dell’Euro non desiderano allargarsi prima di avere stabilizzato la zona Euro.
D.
- Nelle intenzioni della Polonia, in questo semestre verranno rafforzati i meccanismi
per la prevenzione di persecuzioni a danno delle minoranze, incluse le comunità cristiane.
Come si pone questo progetto nel solco della protezione europea delle libertà fondamentali?
R.
– L’Europa incomprensibilmente sembra orientata, perlomeno nella sua maggioranza,
a quasi ignorare le sue radici cristiane. La Polonia cerca invece di ricordare, di
fare ben presente quali sono le nostre origini e questo è tanto più importante in
un momento in cui le persecuzioni dei cristiani nel mondo e soprattutto nelle aree
più destabilizzate politicamente - penso in particolare al Medio Oriente - si stanno
facendo molto più pesanti. (bf)