Costa Rica: la Chiesa contro la fecondazione in vitro e le ingerenze dell’Osa
Nonostante che lo scorso 15 giugno il Congresso del Costa Rica abbia rifiutato con
26 voti contro e 25 a favore un progetto di legge sulla fecondazione in vitro, la
Commissione interamericana per i diritta umani dell'Osa, che ha la sua sede proprio
a San José, ha dato al Paese una scadenza precisa - il 31 luglio - affinché modifichi
questo divieto. In questo contesto, da alcuni giorni la Chiesa locale si è mobilitata
per accrescere la consapevolezza dell'opinione pubblica sulla gravità non solo di
un'eventuale adozione di questa tecnica ma anche sulla gravità della pesante ingerenza
della Commissione Interamericana. Il presidente della Conferenza episcopale e arcivescovo
di San José, mons. Hugo Barrantes Ureña ha sollecitato, l'anno scorso, il Governo
a non approvare la normativa, in quanto «è una tecnica che, per raggiungere le sue
finalità, elimina, nel suo processo, un grande numero di embrioni fecondati, cioè
vite umane nascenti». Nell’esprimere «comprensione per gli sposi che non possono appagare
il legittimo desiderio di avere figli» ha ricordato però che «un bambino è sempre
un dono» e, di conseguenza, non può costituire un mero mezzo per «soddisfare un bisogno
o desiderio, ma la sua inviolabile dignità di persona richiede di essere trattato
sempre come un fine». Il criterio fondamentale per chiunque voglia affrontare tale
tema è che «il frutto della generazione umana, fin dalla costituzione dello zigote,
esige il rispetto incondizionato che è moralmente dovuto all’essere umano nella sua
totalità corporale e spirituale: essere umano da trattare come persona dal momento
del concepimento, titolare dunque da quello stesso momento dei diritti della persona,
soprattutto del diritto inviolabile alla vita». (A cura di Luis Badilla)