Afghanistan: l'attentato all'hotel Intercontinteal, strategia della tensione talebana
Nuovo sanguinoso attentato dei talebani nel cuore di Kabul. Un commando kamikaze,
appoggiato da un gruppo armato, è entrato in azione ieri sera nell’Hotel Intercontinental,
frequentato dagli occidentali. La battaglia ingaggiata con le forze di sicurezza locali
si è conclusa solo dopo alcune ore grazie all’intervento degli elicotteri della Nato.
Il bilancio è di 21 morti, compresi 9 kamikaze. Ma quali sono le conseguenze sulla
popolazione afghana? Eugenio Bonanata lo ha chiesto a Simona Lanzoni
direttrice progetti nel Paese della Onlus Pangea:
R. – Le condizioni
della popolazione non sono cambiate moltissimo negli ultimi dieci anni. Sicuramente
sono migliorate, ma c’è ancora molto, troppo da fare. Una delle maggiori paure della
popolazione afghana è che in seguito all’exit strategy diminuiranno le risorse
economiche dedicate allo sviluppo e al processo di pace. Inoltre, c’è paura anche
sul fronte del rispetto dei diritti delle persone – in primis – delle donne. I talebani,
che mostrano i loro muscoli con azioni come quelle che hanno compiuto ieri notte all’Intercontinental,
fanno capire che bisogna contrattare con loro a tutti i costi: contrattare con loro
vuol dire anche andare loro incontro rispetto a tutti i diritti che fino adesso si
sono piano piano conquistati, almeno sulla carta – forse non ancora nella realtà giornaliera
– e che devono cercare di implementare tutti i giorni.
D. – A rischio,
oltre alla condizione della donna afghana, c’è anche il settore dell’istruzione?
R.
– Sono tutti legati, perché i talebani – sappiamo bene – che preferisco avere ovunque
delle “madrase” e non garantire il diritto allo studio per tutti, bambini e bambine.
Non solo, pensiamo anche al fatto che tutte queste “forze insorgenti” sono tra loro
concorrenti perché vogliono guadagnarsi il loro piccolo potere locale e territoriale
per poi continuare ad espanderlo. Il problema è serio e riguarda la garanzia della
pace a livello della società civile.
D. – L’Afghanistan di domani
somiglia sempre di più a quello di ieri: c’è pessimismo in questa affermazione e lei
la condivide?
R. – Sì, in parte sì. Credo che comunque i talebani dovranno
concedere qualcosa per essere istituzionalizzati. In realtà si farà, però, un passo
indietro rispetto a quello che si è fatto fino ad oggi. (mg)