2011-06-28 15:08:16

Un anno fa l'annuncio del Papa del dicastero per la Nuova Evangelizzazione. Intervista con mons. Fisichella


Un anno fa, Benedetto XVI, durante la celebrazione dei Primi Vespri della Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, annunciava l’intenzione di voler creare un nuovo Pontificio Consiglio con il compito di "promuovere una rinnovata evangelizzazione nei Paesi dove è già risuonato il primo annuncio", ma che stanno vivendo una sorta di "eclissi del senso di Dio". Il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione nasceva poi nel settembre 2010 con la Lettera Apostolica Ubicumque et semper. A un anno da quell’annuncio del Papa, l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del nuovo dicastero, traccia un bilancio dei primi mesi di lavoro. L’intervista è di Fabio Colagrande:RealAudioMP3

R. – Intenso lavoro e grande entusiasmo. Io penso che con questi due temi si possa riassume un po’ questo anno, dal momento in cui il Papa annunciava un anno fa il suo desiderio di istituire un Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Direi che, in quest’anno, da una parte abbiamo realizzato la struttura – ormai il dicastero è quasi al completo – e dall’altra parte si è incrementato l’entusiasmo. All’inizio, forse, avevamo un po’ di incertezza per la strada da seguire, mentre adesso notiamo l'entusiasmo per il Magistero del Papa e soprattutto per la risposta estremamente positiva che viene da tantissime parti del mondo: di interesse, di partecipazione... Io non ho mai assistito, devo essere sincero, a un’attesa così profonda, che per alcuni versi mette anche un po’ a disagio.

D. – Possiamo dire che il vostro compito è un compito di cui si sente un gran bisogno spirituale…

R. – L’istituzione di questo Pontificio Consiglio è uno dei frutti più maturi del Concilio Vaticano II. L’anno prossimo saranno 50 anni dall’apertura del Concilio ed è sufficiente riprendere tra le mani il discorso iniziale del Beato Giovanni XXIII, nel quale ripetutamente il concetto che esprime è quello che la Chiesa deve riprendere ad annunciare il Vangelo con miglior forza, facendosi capire dall’uomo contemporaneo. Abbiamo, in questi 50 anni, tanti segnali: penso all’Evangelii Nuntiandi di Paolo VI e al Sinodo del ’74 proprio sul tema dell’evangelizzazione. Penso a tutto il Magistero di Giovanni Poalo II che, per primo, nel 1979 ha forgiato l’espressione “nuova evangelizzazione”. E poi penso al gesto profetico di Benedetto XVI con il nuovo dicastero. Tutti questi fatti messi insieme costituiscono, direi, un tessuto nella vita della Chiesa che consente di dire realmente è un’esigenza spirituale, ma anche un’esigenza profondamente pastorale. Si sente il bisogno da parte di tanti delle nostre chiese particolari, dei movimenti antichi e nuovi, di dover intraprendere la strada per annunciare di nuovo, e con maggior credibilità e convinzione, il Vangelo di sempre.

D. – All’inizio della prima Plenaria del vostro dicastero – che si è svolta nel mese di maggio – Benedetto XVI vi ha invitato a delineare un progetto e in particolare vi ha invitato a farvi carico della formazione per le nuove generazioni. Questa è una pista di lavoro importante per il vostro dicastero…

R. – Fondamentale. Il Papa ha detto di costruire un progetto, ma di renderlo anche evidente con dei segni. Questo dicastero ha già ormai in programma alcuni segni che saranno pubblici e quindi renderanno evidente anche il progetto sotteso. Dobbiamo anche essere, però, rispettosi dell’avvenimento che sarà molto importante per noi: la convocazione, nell'ottobre del 2012, di un Sinodo proprio su questo tema: “La nuova evangelizzazione e trasmissione della fede”. In questo momento, si deve evidenziare che alla nuova evangelizzazione si sta lavorando già da diverso tempo: noi non siamo al punto zero, ma siamo in un cammino che costantemente progredisce e continua. Dobbiamo cercare di dare un’unità a tutto questo e soprattutto dare un fondamento che costituisca anche l’obiettivo per la Chiesa dei prossimi decenni. Ma lo dobbiamo fare ascoltando anche le Conferenze episcopali, ascoltando anche tutte quelle realtà ecclesiali – antiche e nuove – che in questi decenni si sono rimboccate le maniche ed hanno realmente messo in atto metodologie di nuova evangelizzazione ed anche con grande risultati. Uno dei temi fondamentali si basa su un assunto: non si può fare nuova evangelizzazione se non ci sono nuovi evangelizzatori. Desideriamo allora dare dei segni alla Chiesa della presenza di nuovi evangelizzatori, per suscitare un ulteriore entusiasmo e per rinnovare lo spirito missionario, che deve essere presente poi nelle nostre comunità particolari, nelle nostre Chiese locali. (mg)







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