2011-06-28 15:18:01

Mons. Travaglino alla Fao: proteggere le aree rurali dei Paesi poveri per diminuire il numero degli affamati


Proteggere i diversi ecosistemi agricoli dei Paesi poveri e l’accesso alle risorse idriche perché si possa lottare con più efficacia contro la fame e sostenere “coloro che traggono dal lavoro agricolo nutrimento, occupazione e reddito”. È una delle affermazioni dell’arcivescovo Luigi Travaglino che in queste ore, nella sua veste di osservatore permanente, tiene alla sede Fao di Roma il suo intervento alla 37.ma sessione della Conferenza dell’agenzia Onu. Mons. Travaglino auspica che la Fao possa rilanciarsi nel suo impegno internazionale con “rinnovato vigore”. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

“Una struttura agile ed armonica, che opera a servizio degli affamati in costante sussidiarietà rispetto all’azione dei governi”. La Fao del ventunesimo secolo dovrebbe essere questo, secondo l’opinione della Santa Sede. Davanti al neodirettore dell’agenzia Onu, José Graziano da Silva, e ai delegati riuniti a Roma, mons. Tramaglino ha messo a confronto il lavoro della Fao nel contesto della crisi mondiale, che sta condizionando da anni l’economia mondiale. Crisi, ha osservato, vuol dire “insicurezza alimentare”, che pesa enormemente su chi già prima pativa miseria e denutrizione, senza contare i danni arrecati dalle catastrofi naturali. Il rappresentante pontificio è andato al sodo, soffermandosi sulla tutela del lavoro agricolo, dal quale dipende gran parte della sussistenza di molte nazioni povere. “Come ha evidenziato la recente crisi alimentare – ha affermato – sembra finalmente emergere con maggiore forza l’idea che all’agricoltura spetta un ruolo centrale nel più vasto ambito dell’attività economica, un ruolo strategico, capace di dare anche un sostanziale apporto ad una crescita realmente sostenibile”. Mons. Travaglino ha parlato di “protezione dei diversi ecosistemi agricoli, condizionati dalla variabilità e dai mutamenti climatici”. E non ha taciuto “le preoccupazioni per la crescente diminuita disponibilità di acqua sia per l’uso agricolo sia per il consumo umano, che mette a serio rischio – ha denunciato – l’obiettivo di adeguati livelli di sviluppo”.

C’è poi la riflessione legata al ruolo, definito “crescente”, delle nuove tecniche di lavorazione agricola e al sostegno che le stesse ricevono sia nella fase di produzione sia in quella di utilizzo e di commercializzazione degli alimenti. Citando Benedetto XVI, mons. Travaglino ha ribadito che “un’ordinata ricerca che voglia rafforzare la produzione agricola in ragione di una domanda crescente di cibo non può dimenticare le ragioni della sicurezza degli alimenti e quindi la salute dei consumatori, come pure della sostenibilità della produzione agricola, e cioè la protezione ambientale”. Più ancora delle tecniche, va sostenuto l’elemento umano: la “donna rurale”, ha asserito l’osservatore della Santa Sede, gioca un “ruolo centrale” in questo orizzonte, perché è al centro dello sviluppo della famiglia e di un’intera comunità.

La Fao dunque, ha detto ancora mons. Travaglino, deve “concorrere nel promuovere nelle aree rurali infrastrutture, la presenza delle istituzioni, come pure adottare non la semplice managerialità, ma criteri di gestione oculati e interventi realmente funzionali ai bisogni delle popolazioni beneficiarie”. Tuttavia, regole e politiche servono a poco se non sono sorrette da “spirito di servizio e di solidarietà”. Di questo, ha affermato il presule, deve tener conto la Fao nel suo “processo di riforma già avviato” che la riguarda. “L’attenzione degli Stati membri, come pure quella della società civile nelle sue preziose forme di organizzazione, deve rivolgersi – ha insistito l'osservatore vaticano – agli impegni che la Fao è chiamata a svolgere nel presente e nel futuro immediato verso le diverse regioni del mondo; impegni che chiedono uno sforzo supplementare perché si possa procedere con la dovuta attenzione ad affrontare i problemi e le esigenze degli ultimi, nel nostro caso quanti soffrono per la fame e la malnutrizione e, più in generale, coloro che traggono dal lavoro agricolo nutrimento, occupazione e reddito”.







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