Europa: seminario della Comece sull’integrazione dei rom
“L’integrazione dei rom: una necessità, una sfida e un dovere”: con questo titolo
si è svolto ieri a Bruxelles un seminario organizzato dalla Commissione Europea, insieme
alla Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece) e alla Conferenza
delle Chiese europee (Kek). Al termine dei lavori, è stato diffuso un comunicato congiunto,
in cui si ribadisce l’importanza del tema trattato e la necessità di risolvere alcuni
problemi fondamentali. “La disoccupazione e la mancanza di formazione - ha detto uno
dei partecipanti, mons. János Székely, vescovo ausiliare di Esztergom-Budapest – sono
le due principali sfide che i rom devono affrontare in Europa. Ma è anche importante
la formazione delle coscienze, poiché l’uomo, e non il denaro o la tecnologia, è il
principale protagonista dello sviluppo”. Il presule ungherese ha poi ribadito che
l’inclusione dei popoli nomadi si basa anche sulla collaborazione tra Chiesa e Stato:
entrambi, infatti, possono aiutare i rom ad assumersi le proprie responsabilità ed
a comprendere i propri doveri nei confronti della società. Centrale, poi, l’appello
lanciato dal Seminario perché la società civile ponga fine agli atteggiamenti discriminatori
nei confronti di tutte le minoranze: in questo senso, tutti gli Stati membri dell’Unione
Europea sono stati invitati ad affrontare il problema del razzismo. Allo stesso tempo,
si è ribadita la necessità di una maggiore formazione, anche a livello scolastico,
sulla cultura, la storia e l’identità dei rom. I partecipanti al Seminario hanno infine
sottolineato l’importanza di una migliore gestione dei fondi europei destinati all’integrazione
dei popoli nomadi. Da sottolineare che nell’aprile scorso è stato approvato il “Quadro
dell'Ue per le strategie nazionali di integrazione dei Rom fino al 2020”. Una normativa
ben vista dalle Chiese europee, pur se con qualche perplessità: si sottolinea, ad
esempio, che il documento dovrebbe distinguere meglio gli obiettivi a breve termine
– come l’accesso al lavoro e al sistema sanitario – da quelli a lungo termine, che
richiedono invece un cambiamento culturale di tutta la società. Quanto alla formazione
scolastica, le Chiese europee chiedono che sia garantita almeno quella secondaria,
in modo da preparare i giovani rom al primo impiego. (I.P.)