Canada: i vescovi ribadiscono che la Chiesa non condanna mai le persone con orientamenti
gay
La Chiesa non condanna mai le persone con orientamenti omosessuali, “che di per sé
non sono né un peccato né una colpa morale”, bensì la pratica dell’omosessualità in
quanto comportamento “obiettivamente disordinato”. È quanto ribadiscono i vescovi
canadesi nella Lettera “Il ministero pastorale con i giovani che hanno attrazioni
sessuali verso persone dello stesso sesso”. Il documento, preparato dalla Commissione
per la Dottrina della Fede della Conferenza episcopale (Cecc/Cccb), è rivolto ai sacerdoti,
ai genitori, agli educatori e agli stessi giovani omosessuali ai quali si propone
di offrire un sostegno e un orientamento pastorale alla luce dell’insegnamento della
Chiesa sulla sessualità umana. In questo senso esso non affronta il dibattito sulle
origini e le cause dell’omosessualità, la cui genesi psichica – come evidenzia il
Catechismo della Chiesa cattolica - resta in gran parte inspiegabile, quanto piuttosto
come vivere cristianamente questa condizione e come la Chiesa nel suo insieme debba
accogliere le persone omosessuali. I vescovi sottolineano in particolare il dovere
dei sacerdoti e degli agenti pastorali che lavorano con i giovani a “non perpetuare
con parole e azioni l’ingiustizia, l’odio e la violenza contro le persone omosessuali”
che purtroppo ancora alligna nella nostra società e a promuovere piuttosto nelle comunità
parrocchiali “un atteggiamento di accoglienza” nei loro confronti. I fedeli, vengono
a loro volta esortati a trattare queste persone con il rispetto e l’amore dovuto a
tutti gli esseri umani creati da Dio, ma anche a testimoniare la verità autentica
della Chiesa sulla sessualità umana contro l’idea di libertà diffusa nella moderna
società secolarizzata: “La vera libertà cristiana – ricorda il testo - non è cedere
al desiderio di fare quello che si vuole, ma accettare la verità che ci rende liberi”.
Contro il modello edonistico oggi imperante, la lettera indica quindi nella castità,
intesa non come rinuncia all’amore, ma come sublimazione dell’amore in Cristo, la
vera via per vivere in modo sereno la propria condizione omosessuale. Una strada
non facile, ma che – affermano i vescovi - si può affrontare con l’aiuto di Dio, la
preghiera assidua, il frequente accostamento ai sacramenti e l’aiuto di amici virtuosi.
In conclusione, essi esprimono la loro “profonda gratitudine” a tutti coloro che “con
saggezza e amore accompagnano i giovani che scoprono le proprie inclinazioni omosessuali:
i sacerdoti, i loro collaboratori e collaboratrici pastorali, i genitori e gli educatori”.
(A cura di Lisa Zengarini)