Lunedi
27 giugno 2011 - Benedetto XVI domenica 19 giugno ai giovani di San marino:
"L’uomo non può vivere senza questa ricerca della verità su se stesso - che cosa
sono io, per che cosa devo vivere - verità che spinga ad aprire l’orizzonte e ad andare
al di là di ciò che è materiale, non per fuggire dalla realtà, ma per viverla in modo
ancora più vero, più ricco di senso e di speranza, e non solo nella superficialità.
E penso che questa – e l’ho visto e sentito nelle parole del vostro amico – sia anche
la vostra esperienza. I grandi interrogativi che portiamo dentro di noi rimangono
sempre, rinascono sempre: chi siamo?, da dove veniamo?, per chi viviamo? E queste
questioni sono il segno più alto della trascendenza dell’essere umano e della capacità
che abbiamo di non fermarci alla superficie delle cose." Da
dove viene la parola SUPERFICIE? Da "super" , sopra e "facies", faccia. La superficie
è una superfaccia, pura esteriorità, la faccia “superiore” ovvero la parte più esterna
di ogni corpo. Tempi superficiali, i nostri, tempi di facce, di suepr-esposizione:
la mania del look, i look maker, i trucchi, gli addobbi, l’industria della moda, la
scienza dell’apparire.... E in tutto questo apparire, il nulla della sostanza. Discorsi
superficiali, la sottile pelle delle cose e le dure maschere delle persone: quanti
modi di addobbare la trascendenza dell’essere umano, come l’ha definita il santo padre,
di alleggerire la nostr profondità per non saperla affrontare, di portarla appunto
in superficie, di negarla per non afrontarne il peso e la responsabilità. "Cari
amici, vi invito a prendere coscienza di questa sana e positiva inquietudine, a non
aver paura di porvi le domande fondamentali sul senso e sul valore della vita. Non
fermatevi alle risposte parziali, immediate, certamente più facili al momento e più
comode, che possono dare qualche momento di felicità, di esaltazione, di ebbrezza..."
A volte guardiamo con superficialità il ns prossimo e no ci accorgiamo della sua realtà
di persona. Ci fermiamo app al l’aspetto, all’abbigliamnento, ai tratti esteriori...
Non vi riconosciamo il segno distintivo, l'appartenenza all’umanità, la regalità del
figlio di Dio... Come i discepoli di Emmaus .. che davvero si erano fermati alla
superficie del cose, all’aspetto esteriore dello straniero. Poi di colpo l sua realtà
profondamente umana e divina affiorò in quei suoi gesti Ch e episodioo meraviglioso,
che parabola perfetta della nostra disattenzione, di questo ontros fermarci appunto
alla superficie. Gesù potrebbe tornare e noi non accorgercene neppure. Ecco allora
un raccoto di Diego Fabbri che ci accompagna in q straordinaria ipotesi:“La
seconda venuta di Cristo” dalla voce di Gino Manfredi. Terminaimo
con la segnalazione di un libro edito da Einaudi: della scrittrice giapponese
Kawakami Hiromi, La cartella del professore, straordinario esemio
di quanta profondità possa nascondersi sotto la sueprficie delle persone