2011-06-27 12:45:30

Non fermiamoci alla SUPERFICIE delle cose


RealAudioMP3 Lunedi 27 giugno 2011 - Benedetto XVI domenica 19 giugno ai giovani di San marino: "L’uomo non può vivere senza questa ricerca della verità su se stesso - che cosa sono io, per che cosa devo vivere - verità che spinga ad aprire l’orizzonte e ad andare al di là di ciò che è materiale, non per fuggire dalla realtà, ma per viverla in modo ancora più vero, più ricco di senso e di speranza, e non solo nella superficialità. E penso che questa – e l’ho visto e sentito nelle parole del vostro amico – sia anche la vostra esperienza. I grandi interrogativi che portiamo dentro di noi rimangono sempre, rinascono sempre: chi siamo?, da dove veniamo?, per chi viviamo? E queste questioni sono il segno più alto della trascendenza dell’essere umano e della capacità che abbiamo di non fermarci alla superficie delle cose."
Da dove viene la parola SUPERFICIE? Da "super" , sopra e "facies", faccia. La superficie è una superfaccia, pura esteriorità, la faccia “superiore” ovvero la parte più esterna di ogni corpo. Tempi superficiali, i nostri, tempi di facce, di suepr-esposizione: la mania del look, i look maker, i trucchi, gli addobbi, l’industria della moda, la scienza dell’apparire.... E in tutto questo apparire, il nulla della sostanza.
Discorsi superficiali, la sottile pelle delle cose e le dure maschere delle persone: quanti modi di addobbare la trascendenza dell’essere umano, come l’ha definita il santo padre, di alleggerire la nostr profondità per non saperla affrontare, di portarla appunto in superficie, di negarla per non afrontarne il peso e la responsabilità.
"Cari amici, vi invito a prendere coscienza di questa sana e positiva inquietudine, a non aver paura di porvi le domande fondamentali sul senso e sul valore della vita. Non fermatevi alle risposte parziali, immediate, certamente più facili al momento e più comode, che possono dare qualche momento di felicità, di esaltazione, di ebbrezza..."
A volte guardiamo con superficialità il ns prossimo e no ci accorgiamo della sua realtà di persona.
Ci fermiamo app al l’aspetto, all’abbigliamnento, ai tratti esteriori... Non vi riconosciamo il segno distintivo, l'appartenenza all’umanità, la regalità del figlio di Dio...
Come i discepoli di Emmaus .. che davvero si erano fermati alla superficie del cose, all’aspetto esteriore dello straniero. Poi di colpo l sua realtà profondamente umana e divina affiorò in quei suoi gesti Ch e episodioo meraviglioso, che parabola perfetta della nostra disattenzione, di questo ontros fermarci appunto alla superficie. Gesù potrebbe tornare e noi non accorgercene neppure. Ecco allora un raccoto di Diego Fabbri che ci accompagna in q straordinaria ipotesi:La seconda venuta di Cristo dalla voce di Gino Manfredi.
Terminaimo con la segnalazione di un libro edito da Einaudi: della scrittrice giapponese Kawakami Hiromi, La cartella del professore, straordinario esemio di quanta profondità possa nascondersi sotto la sueprficie delle persone











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