2011-06-26 14:12:57

L’impegno del Cisp per la Tunisia, culla della “primavera araba”


La “Primavera araba” ha vissuto momenti di drammatica violenza, molti dei quali ancora in corso. La Tunisia, considerata la “culla” e l’epicentro della rivolta nel mondo arabo sta conoscendo, in un clima di relativa pacificazione e di entusiasmo, il proprio processo di transizione democratica. A testimoniarlo è Debora Rezzoagli, coordinatrice operativa dei programmi per l’Africa del Cisp–Sviluppo dei popoli. Stefano Leszczynski l’ha intervistata:RealAudioMP3

R. – All’alba delle famose elezioni che ci dovrebbero essere - previste per luglio ma molto probabilmente spostate ai primi di ottobre - c’è un gran fermento. Questo a Tunisi. Il resto del Paese, invece, sembra un po’ staccato da quello che si vive a Tunisi nonostante in tutto il Paese ci sia una gioventù al lavoro e si stia lavorando per prepararsi alle elezioni e per poi cercare di trovare la strada più giusta per creare un governo democratico.

D. – La transizione democratica in Tunisia sta avvenendo a livello politico?

R. – Ci sono un numero spropositato di partiti: tra i 60 e gli 80 partiti. Di conseguenza la società civile sta tentando di capire qualcosa di più. Sono pronti ad ascoltare, a confrontarsi, però per loro questa elezione è fondamentale perché a seconda di chi sarà rappresentato nell’assemblea costituente si garantirà in qualche modo la rappresentatività di più voci.

D. – Qual è la cosa che differenzia la Tunisia dagli altri Paesi arabi?

R. – L’impressione è che la fuga quasi immediata di Ben Alì – e che non abbia neanche tentato di rimanere - ha dato la possibilità di creare immediatamente quello spazio che gli altri Paesi ancora non riuscivano ad ottenere. Poi è vero anche che una serie di dinamiche del passato, del recente passato, create dall’Rdc e dal partito di Ben Alì, ancora oggi restano sul territorio e di conseguenza la vera trasformazione sta ancora avvenendo.

D. - Prima di diventare “primavera araba” era conosciuta come “rivolta per il pane”. I problemi vengono affrontati da un punto di vista economico o al momento tutto questo è ancora lontano e bisogna partire dalle basi?

R. – No, bisogna aspettare un po’ nel senso che non c’è una ripresa economica vera e propria, anzi è proprio la fase di transizione caratterizzata da una fase di stallo. Però, è un Paese che ha continuato a muoversi in qualche modo.

D. – Si è parlato spesso in relazione all’emigrazione dalla Tunisia, quindi all’emigrazione in Europa, di un “dissanguamento” del Paese che perdeva le forze giovani, intere generazioni…

R. – La mia impressione è che chi crede nella rivoluzione, chi ci ha creduto e chi spera veramente in un cambiamento è rimasto e non ha alcun dubbio a rimanere, a restare lì e ad essere protagonista di quello che accade. Chi è partito probabilmente è chi era veramente in difficoltà come anche molti che fuggono da un sistema che magari prima li proteggeva e adesso non c’è più. Anzi abbiamo saputo di molti, soprattutto fra i giovani, che stanno rientrando proprio per vivere questo periodo di transizione.(bf)







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