2011-06-26 13:06:32

L'arcidiocesi di Milano in festa per tre nuovi Beati. Il cardinale Tettamanzi: testimoni luminosi della "piccolezza evangelica"


Grande gioia a Milano per la Beatificazione del sacerdote don Serafino Morazzone, del missionario del Pime Clemente Vismara e della religiosa suor Enrica Alfieri. Il rito di Beatificazione, svoltosi stamani in Piazza Duomo, è stato presieduto dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e rappresentante del Santo Padre, e dal cardinle Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano. Dal capoluogo lombardo, Fabio Brenna:RealAudioMP3

Tre nuovi Beati nell’anno che la Chiesa ambrosiana ha dedicato al tema della Santità. Tre figure che insegnano a “crescere nella grandezza della piccolezza evangelica”. E’ questa la definizione data dall’arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi, alle tre figure esemplari che sono state beatificate celebrando il rito nella solennità del Corpus Domini e che “hanno saputo – ha detto l’arcivescovo - porre l’Eucaristia al centro della vita e farne sorgente di Santità per i fratelli.

“L’Amen che don Serafino Morazzone, suor Enrichetta Alfieri e padre Clemente Vismara hanno pronunciato coincide con l’offerta - senza riserve - della loro vita, messa a totale disposizione degli altri nella varietà e nella diversità delle vocazioni e delle responsabilità ricevute dall’unico Spirito”.

Il Beato Serafino Morazzone fu curato di Chiuso, presso Lecco, nel ‘700: le sue virtù furono riconosciute dal Manzoni, nella prima stesura dei Promessi Sposi. Enrichetta Alfieri, suora della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, divenne l’Angelo delle carceri milanesi di San Vittore, in cui prestò la sua opera dal 1923 al 1950, anno della sua scomparsa, distinguendosi soprattutto negli anni della dominazione nazifascista, nel supporto ai prigionieri politici e finendo internata in carcere proprio a motivo di quella sua azione. Padre Clemente Vismara, missionario del Pime, visse dal 1923 al 1988 in Birmania, guadagnandosi il titolo di Patriarca di quella nazione. “Tutti - ha detto nell’omelia il cardinale Tettamanzi - ci indicano che la vita è bella quando è vissuta per gli altri”:

“Il Beato Serafino non pensò mai di lasciare la sua gente, anche quando gli proposero di fare carriera in posti migliori: la parrocchia di Chiuso era tutto per lui. Suor Enrichetta condivise con le detenute la dura vita del carcere. Padre Clemente sentì con le sue stesse membra le famiglie che gli chiedevano il dono del Battesimo per condividere la fede nell’unico Dio”.

Tre profili di Santità che la Chiesa di Milano dona, celebrando il quarto centenario della morte del suo patrono San Carlo Borromeo: esempi di una Santità costruita nella quotidianità, ha sottolineato ancora il cardinale Tettamanzi:

“Sì, questa espressione ‘grandezza della piccolezza evangelica’ trova oggi la sua conferma ecclesiale anche per gli altri nostri Beati, insieme alla certezza – sono parole del futuro Papa Paolo VI – che il Signore sta con i poveri, coi poveri di cuore, con gli umili e soprattutto con chi ama e sa donare”.

La formula di Beatificazione è stata letta dal Legato del Papa, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Al termine della celebrazione, cui hanno preso parte 300 sacerdoti, una ventina di vescovi e almeno 8 mila fedeli, il collegamento di Piazza Duomo con l’Angelus del Papa.(mg)







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