L'arcidiocesi di Milano in festa per tre nuovi Beati. Il cardinale Tettamanzi: testimoni
luminosi della "piccolezza evangelica"
Grande gioia a Milano per la Beatificazione del sacerdote don Serafino Morazzone,
del missionario del Pime Clemente Vismara e della religiosa suor Enrica Alfieri. Il
rito di Beatificazione, svoltosi stamani in Piazza Duomo, è stato presieduto dal cardinale
Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e rappresentante
del Santo Padre, e dal cardinle Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano. Dal capoluogo
lombardo, Fabio Brenna:
Tre nuovi
Beati nell’anno che la Chiesa ambrosiana ha dedicato al tema della Santità. Tre figure
che insegnano a “crescere nella grandezza della piccolezza evangelica”. E’ questa
la definizione data dall’arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi,
alle tre figure esemplari che sono state beatificate celebrando il rito nella solennità
del Corpus Domini e che “hanno saputo – ha detto l’arcivescovo - porre l’Eucaristia
al centro della vita e farne sorgente di Santità per i fratelli.
“L’Amen
che don Serafino Morazzone, suor Enrichetta Alfieri e padre Clemente Vismara hanno
pronunciato coincide con l’offerta - senza riserve - della loro vita, messa a totale
disposizione degli altri nella varietà e nella diversità delle vocazioni e delle responsabilità
ricevute dall’unico Spirito”.
Il Beato Serafino Morazzone fu curato
di Chiuso, presso Lecco, nel ‘700: le sue virtù furono riconosciute dal Manzoni, nella
prima stesura dei Promessi Sposi. Enrichetta Alfieri, suora della Carità di Santa
Giovanna Antida Thouret, divenne l’Angelo delle carceri milanesi di San Vittore, in
cui prestò la sua opera dal 1923 al 1950, anno della sua scomparsa, distinguendosi
soprattutto negli anni della dominazione nazifascista, nel supporto ai prigionieri
politici e finendo internata in carcere proprio a motivo di quella sua azione. Padre
Clemente Vismara, missionario del Pime, visse dal 1923 al 1988 in Birmania, guadagnandosi
il titolo di Patriarca di quella nazione. “Tutti - ha detto nell’omelia il cardinale
Tettamanzi - ci indicano che la vita è bella quando è vissuta per gli altri”:
“Il
Beato Serafino non pensò mai di lasciare la sua gente, anche quando gli proposero
di fare carriera in posti migliori: la parrocchia di Chiuso era tutto per lui. Suor
Enrichetta condivise con le detenute la dura vita del carcere. Padre Clemente sentì
con le sue stesse membra le famiglie che gli chiedevano il dono del Battesimo per
condividere la fede nell’unico Dio”.
Tre profili di Santità che
la Chiesa di Milano dona, celebrando il quarto centenario della morte del suo patrono
San Carlo Borromeo: esempi di una Santità costruita nella quotidianità, ha sottolineato
ancora il cardinale Tettamanzi:
“Sì, questa espressione ‘grandezza
della piccolezza evangelica’ trova oggi la sua conferma ecclesiale anche per gli altri
nostri Beati, insieme alla certezza – sono parole del futuro Papa Paolo VI – che il
Signore sta con i poveri, coi poveri di cuore, con gli umili e soprattutto con chi
ama e sa donare”.
La formula di Beatificazione è stata letta dal
Legato del Papa, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause
dei Santi. Al termine della celebrazione, cui hanno preso parte 300 sacerdoti, una
ventina di vescovi e almeno 8 mila fedeli, il collegamento di Piazza Duomo con l’Angelus
del Papa.(mg)