Dal Simposio dei docenti universitari, promosso dal Vicariato di Roma, l'invito a
rispondere alle esigenze dei giovani di oggi
"L’università del futuro deve puntare sulla formazione e sulla creatività, ma soprattutto
donare la speranza di un futuro dignitoso alle nuove generazioni". Con questo auspicio
si è concluso, ieri a Roma, l’VIII Simposio dei docenti universitari sul tema “L’università
e la sfida dei saperi. Quale futuro?”. L’incontro è stato promosso dall’Ufficio per
la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma. Il servizio di Marina Tomarro:
Creare un’università
non solo per i giovani ma con i giovani, che dia loro delle risposte e li ascolti,
che diventi punto di incontro e di accordo tra generazioni differenti. Questo tra
gli obiettivi finali dell’VIII Simposio internazionale dei docenti universitari che
si è concluso ieri a Roma. La riflessione di Anna Maria Favorini,
docente all’Università di Roma Tre e membro del Comitato scientifico del meeting:
R.
– L’obiettivo principale è stato – come diceva lo stesso titolo – la sfida dei saperi.
L’Università si interroga sui problemi emergenti in ambito formativo, educativo e
professionale, tenendo conto delle difficoltà che l’Università vive in questo periodo
per quanto riguarda la ricerca, le richieste che ci vengono dai nostri giovani e soprattutto
per il malessere che provano per quanto concerne questa difficoltà di impegnarsi in
un arco di studi lunghi, trovando poi un punto interrogativo su quello che faranno
dopo. Questo sicuramente crea delle grosse perplessità.
D. - L’incontro
è stato occasione di confronto tra i 400 docenti partecipanti, che hanno ribadito
la necessità di un lavoro di rete tra loro per un progetto che vada oltre i giorni
del Simposio...
R. – Questa è stata una caratteristica particolare di
questo Simposio: hanno partecipato tante università europee e internazionali, che
hanno messo a punto delle problematiche, individuando delle tematiche che sono comuni
a tutti e altre che si vanno a connotare per la specificità dei Paesi che rappresentano.
Il filo conduttore sicuramente può essere uno scambio di interessi, uno scambio di
ricerca, anche attraverso i mezzi di comunicazione e la Rete.
Ma quanto
la Chiesa può contribuire al futuro delle università? Mons. Lorenzo Leuzzi
direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale Universitaria:
R. – Credo
che la Chiesa senta la responsabilità di non abbandonare l’università, perché proprio
attraverso l’idea di università la Chiesa ritrova se stessa: ritrova cioè la sua capacità
di incoraggiare l’uomo alla ricerca, ma soprattutto a motivare quei quattro pilastri
che abbiamo individuato - cioè la bellezza, la verità, il bene e la giustizia - che
sono pilastri indispensabili per costruire una comunità universitaria che sappia davvero
elaborare cultura non per se stessa, ma per l’intera umanità.(mg)