Pakistan: Rapporto all’Onu sul caso di Farah Hatim, cattolica islamizzata a forza
Un dettagliato rapporto sul caso di Farah Hatim, la ragazza cattolica rapita e islamizzata
con la forza sarà presentato nelle prossime settimane al Consiglio Onu per i Diritti
Umani di Ginevra quale caso di abuso dei diritti umani e delle libertà personali:
lo conferma all’agenzia Fides il pool di Organizzazioni non governative cattoliche
accreditate all’Onu che avvieranno la segnalazione. Una volta completato il rapporto
e l’appello ufficiale all’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani, le Ong promotrici
– “Dominicans for Justice and Peace”, “Franciscans International” e “Pax Romana -
cercheranno di allargare il numero dei firmatari, coinvolgendo altre organizzazioni,
cristiane e non. Ricevuto il rapporto, l’Alto Commissario è tenuto, per statuto, ad
aprire un’indagine ufficiale. Un rapporto salutato con favore anche da mons. Silvano
Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede all’ufficio Onu di Ginevra. Il caso
di Farah rappresenta uno dei circa 700 casi che si registrano ufficialmente ogni anno
di ragazze rapite e convertite, che si aggiunge ai tanti casi non denunciati. Attualmente
la famiglia di Farah si trova a Islamabad, sotto la protezione del Ministero Federale
per l’Armonia e le Minoranze, che a sua volta ha avviato una indagine, contattando
le autorità locali di Rahim Yar Khan (sud Punjab), dove è avvenuto il rapimento. Intanto,
il governo pakistano dimostra di non gradire i giornalisti stranieri che intendono
documentare e realizzare inchieste sulla vita dei cristiani in Pakistan, ritardando
e di fatto negando – senza fornire alcuna motivazione – i visti di ingresso nel Paese.
Lo riferisce sempre l’agenzia Fides. Il caso di Farah Hatim, ma anche quello di Asia
Bibi (cristiana condannata a morte ingiustamente per blasfemia), l’assassinio del
Ministro Shabhaz Bhatti nei mesi scorsi e la grande attenzione riservata dalla comunità
internazionale, hanno, infatti, sollevato il tema del rispetto dei diritti umani e,
in particolare, dei diritti delle minoranze religiose. Il governo pakistano inoltre
non avrebbe gradito l’opera della giornalista francese freelance Anne-Isabelle Tollet
che, dopo alcuni mesi nel Paese, una volta tornata in patria ha scritto il libro “Blasfema”,
che racconta la storia di Asia Bibi. (L.G.)