2011-06-25 13:58:56

Myanmar: violenze tra l’esercito governativo e quello kachin: oltre 10 mila profughi


Dopo 17 anni di tregua infuriano nuovamente i combattimenti in Myanmar tra l’esercito governativo e quello indipendentista kachin (Kia), che prende il nome dallo Stato più settentrionale del Paese; tensioni violente, queste ultime, sfociate in scontri che hanno costretto finora alla fuga oltre 10mila civili di etnia kachin, in maggioranza cristiani. I combattimenti, di cui non si conosce ancora il bilancio delle vittime, sono ripresi lo scorso 9 giugno anche se nelle ultime 48 ore sembrano aprirsi deboli spiragli di tregua da entrambe le parti. Gli scontri sono iniziati, racconta una fonte dell'agenzia Fides, perché il governo birmano ha stretto un accordo con la Cina per la costruzione di una diga che alimenterà una centrale idroelettrica nel territorio kachin. La centrale dovrebbe fornire energia alla popolazione cinese ma il progetto potrebbe causare lo sfollamento e l’inondazione di villaggi e territori dove vive la popolazione kachin, che dunque si è ribellata. Intanto è sempre più allarmante la situazione delle migliaia di profughi: “C’è un bisogno urgente di assistenza umanitaria e di preghiere per le migliaia di civili costretti alla fuga”, ha fatto sapere all’agenzia Misna monsignor Raymond Sumlut Gam, presidente della Caritas Myanmar, vescovo di Banmaw, diocesi nello Stato Kachin. “I militari governativi non esitano a compiere atrocità e vendette sulla popolazione civile è inoltre l’allarme lanciato all’agenzia Fides da un sacerdote della diocesi di Myitkyina (nel Nord del Myanmar), che chiede l’anonimato per motivi di sicurezza. “La situazione è drammatica in quanto la popolazione civile, già molto povera, è allo stremo”, ha aggiunto. In tale dolorosa situazione, “la Chiesa locale di Myitkyina sta facendo il possibile per ospitare i profughi, per confortare e incoraggiare la popolazione, esortando i fedeli ad aiutarsi reciprocamente. Inoltre sacerdoti, religiosi e fedeli pregano incessantemente per la pace, affidando a Dio la loro immane sofferenza”. (L.G.)







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