2011-06-25 14:53:28

La storia russa protagonista alla Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro


Si conclude domani la 47.ma edizione della Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro nella quale proprio le novità emergenti dalle diverse aree culturali costituiscono la sua ragione d’essere e la sua originalità: ospite quest’anno, per la seconda volta consecutiva, la Russia, che ha portato sullo schermo alcune tra le sue opere più significative. Il servizio di Luca Pellegrini:RealAudioMP3

In una rassegna cinematografica tra le più longeve in Italia, ma che le ristrettezze economiche ha costretto via via ad assottigliarsi, non mancano mai scelte artisticamente e culturalmente invitanti e coraggiose. Quest’anno è ritornata la Russia, non con la fiction, ma con i documentari, che ne dimostrano tutta la vitalità. Del genere e del Paese. Si va dai materiali di repertorio assemblati per ripercorrere i tragici giorni dell’assedio di Leningrado – di cui ricorrono i settant’anni – agli omaggi che registi di oggi fanno ai colleghi. Quelli di ieri, ad esempio: ed emerge l’avventura artistica e spirituale del grande Tarkovskij, a venticinque anni dalla morte, del quale un curioso Igor’ Majboroda esplora la genesi contrastata di uno dei capolavori, “Stalker”, uscito nel 1979, affermando: “Avevo vent’anni e rimasi molto toccato dalla sua visione, perché in Russia nel periodo sovietico la spiritualità, la religione erano bandite, estromesse dalla vita del popolo. Non lo considerammo, come all’estero, un film di fantascienza, ma un film sociale che raccontava la nostra società in crisi”. Legato a una Russia non più comunista, ma frastornata da un capitalismo altrettanto materialista, è invece Aleksandr Sokurov, del quale Svetlana Proskurina dipinge un ritratto breve e denso: il grande regista russo, che ha ultimato un suo “Faust” pronto per la Mostra del Cinema di Venezia – una riflessione profonda sul male dentro di noi e la forza per combatterlo – non si sottrae alle riflessioni che animano da sempre il suo cinema e l’amore per il suo Paese, senza evitare critiche: “Se non c’è una cultura condivisa, l’uomo regredisce verso lo stato animale", afferma nel documentario. In Russia sono proprio le tradizioni culturali ad avere un’importanza fondamentale: non c’è nulla di più indispensabile, obbligatorio, assolutamente inevitabile per la vita”.

A Pesaro poi, tra i film in concorso e non, segnano profondamente le immagini feroci di quattro corti diretti dal giovane attore messicano Gael García Bernal, intitolati “Gli invisibili”: sono interviste fatte ai sopravvissuti di un esodo terribile cui si sottopongono schiere di centro e sud americani che attraversano il Messico verso il confine con gli Stati Uniti, subendo, uomini e donne, giovani e vecchi, atrocità di ogni genere. Un inferno terreno vergogna assoluta per tutta l’umanità e di cui pochi hanno il coraggio di parlarne, pochissimi di elevarne una ferma, risoluta denuncia.







All the contents on this site are copyrighted ©.