La storia russa protagonista alla Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro
Si conclude domani la 47.ma edizione della Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro nella
quale proprio le novità emergenti dalle diverse aree culturali costituiscono la sua
ragione d’essere e la sua originalità: ospite quest’anno, per la seconda volta consecutiva,
la Russia, che ha portato sullo schermo alcune tra le sue opere più significative.
Il servizio di Luca Pellegrini:
In una rassegna
cinematografica tra le più longeve in Italia, ma che le ristrettezze economiche ha
costretto via via ad assottigliarsi, non mancano mai scelte artisticamente e culturalmente
invitanti e coraggiose. Quest’anno è ritornata la Russia, non con la fiction, ma con
i documentari, che ne dimostrano tutta la vitalità. Del genere e del Paese. Si va
dai materiali di repertorio assemblati per ripercorrere i tragici giorni dell’assedio
di Leningrado – di cui ricorrono i settant’anni – agli omaggi che registi di oggi
fanno ai colleghi. Quelli di ieri, ad esempio: ed emerge l’avventura artistica e spirituale
del grande Tarkovskij, a venticinque anni dalla morte, del quale un curioso Igor’
Majboroda esplora la genesi contrastata di uno dei capolavori, “Stalker”, uscito nel
1979, affermando: “Avevo vent’anni e rimasi molto toccato dalla sua visione, perché
in Russia nel periodo sovietico la spiritualità, la religione erano bandite, estromesse
dalla vita del popolo. Non lo considerammo, come all’estero, un film di fantascienza,
ma un film sociale che raccontava la nostra società in crisi”. Legato a una Russia
non più comunista, ma frastornata da un capitalismo altrettanto materialista, è invece
Aleksandr Sokurov, del quale Svetlana Proskurina dipinge un ritratto breve e denso:
il grande regista russo, che ha ultimato un suo “Faust” pronto per la Mostra del Cinema
di Venezia – una riflessione profonda sul male dentro di noi e la forza per combatterlo
– non si sottrae alle riflessioni che animano da sempre il suo cinema e l’amore per
il suo Paese, senza evitare critiche: “Se non c’è una cultura condivisa, l’uomo regredisce
verso lo stato animale", afferma nel documentario. In Russia sono proprio le tradizioni
culturali ad avere un’importanza fondamentale: non c’è nulla di più indispensabile,
obbligatorio, assolutamente inevitabile per la vita”.
A Pesaro poi,
tra i film in concorso e non, segnano profondamente le immagini feroci di quattro
corti diretti dal giovane attore messicano Gael García Bernal, intitolati “Gli invisibili”:
sono interviste fatte ai sopravvissuti di un esodo terribile cui si sottopongono schiere
di centro e sud americani che attraversano il Messico verso il confine con gli Stati
Uniti, subendo, uomini e donne, giovani e vecchi, atrocità di ogni genere. Un inferno
terreno vergogna assoluta per tutta l’umanità e di cui pochi hanno il coraggio di
parlarne, pochissimi di elevarne una ferma, risoluta denuncia.