Il commento del teologo padre Bruno Secondin al Vangelo della Solennità del Corpus
Domini
Nel Vangelo della Solennità del Corpus Domini, la liturgia presenta il brano
di Giovanni nel quale Gesù, parlando alla folla del mistero del Suo corpo e del suo
sangue, afferma:
"Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita
eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il
mio sangue vera bevanda".
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento
del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia
Università Gregoriana:
Ancora una
festa dedicata non a un evento della storia della salvezza, ma ad una verità centrale,
che caratterizza longitudinalmente la liturgia che la fede cristiana celebra. È la
festa del dono pasquale supremo: il corpo e il sangue del Signore, che costituiscono
il tesoro prezioso della Chiesa. La lettura evangelica riprende la parte finale del
discorso di Gesù nella sinagoga di Cafarnao: è il discorso sul pane di vita.
Mangiare
la carne e bere il sangue del Signore è indispensabile per avere la vita: Gesù lo
ripete in maniera assertiva e in forma negativa, quasi a chiudere ogni via di fuga
da questa che può sembrare una assurdità. Non solo accogliere la presenza di Gesù
nel suo dono, ma diventare come Lui dono di vita, assimilando la sua dedizione totale
e facendola nostra. Noi facciamo comunione al suo corpo donato, per diventare a nostra
volta corpo donato, vita offerta, in piena solidarietà.
Grazie all’intervento
dello Spirito, il pane è realmente il corpo donato di Gesù, il vino il suo sangue
versato: non un vago ricordo, un simbolo strano. È la fonte della nostra fede, Gesù
agnello immolato. Facciamo nostra la frase di Agostino: “Mistero di amore! Simbolo
di unità! Vincolo di carità!”.