2011-06-25 12:25:35

Il cardinale Kasper all'omelia dei Beati martiri di Lubecca: il Vangelo ha bisogno di testimoni dalla schiena diritta


I cristiani, in quanto tali, non possono essere gli “amici di tutti”, o quelli che stanno “dalla parte dei vincitori”, ma testimoni coerenti di Cristo, anche di fronte alla morte. Lo ha affermato questa mattina a Lubecca, in Germania, il cardinale Walter Kasper, nell’omelia della Messa di beatificazione di Johannes Prassek, Hermann Lange e Eduard Müller, tre sacerdoti tedeschi martiri, uccisi dai nazisti nel 1943 ad Amburgo. Con loro venne ucciso anche il pastore evangelico-luterano, Karl Friedrich Stellbrink, commemorato questa mattina durante la Messa, presieduta dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

La sera del 10 novembre 1943, nelle celle del carcere di Amburgo, c’è movimento, rumore di stivali, gli ordini secchi che precedono la gelida liturgia di una esecuzione capitale. C’è tutto fuorché la paura di chi sta per morire. In quattro vanno verso la ghigliottina: sono sacerdoti, nel giro di mezz’ora saranno martiri: Johannes Prassek, Eduard Müller, Hermann Lange, che ha solo 31 anni. Il loro reato, recitano le carte della condanna, è “disfattismo, malizia, favoreggiamento del nemico e ascolto di trasmissioni ostili”. In realtà, da cristiani e sacerdoti hanno condanato pubblicamente il nazionalsocialismo e questo li ha portati alle scale del patibolo. Con loro muore anche un pastore evangelico, Karl Friedrich Stellbrink, che scrive alla moglie: “Ora l’attesa è finita, e finalmente torno a vedere chiaramente la strada davanti a me, e la meta è ben nota a noi cristiani. Veramente, non è difficile morire e affidarsi nelle mani di Dio”. Il cardinale Kasper ha ricordato questa e le altre frasi d’addio lasciate dai martiri di Lubecca durante un’omelia commovente e vigorosa, vero elogio della fierezza dell’essere cristiani.

“Questi quattro uomini – ha affermato il presidente emerito del Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani – ci dicono cosa significa essere un cristiano: stare dove sta Gesù, vivere e morire con lui”. E con una schiettezza che viene dalle ferite di un passato sempre presente nella coscienza dei tedeschi, ha soggiunto: i martiri di Lubecca “ci dimostrano che in quel tempo, non c’erano soltanto quelli che seguivano perché accecati o quelli che partecipavano perché vigliacchi; c’era anche l’altra Germania. C’erano cristiani coraggiosi che non hanno abbassato la testa e che non si sono lasciati piegare”. Anche oggi, ha incalzato, “abbiamo bisogno di uomini e donne di questo calibro, perché i cristiani sono oggi il gruppo più perseguitato in tutto il mondo”. E anche laddove, come in Occidente, la persecuzione consiste al massimo nel “sopportare il fatto che qualcuno storca il naso”, o “che a volte si faccia dell’ironia e del sarcasmo sui cristiani e sulla Chiesa”, c’è comunque “bisogno di uomini e donne onesti, che non si adeguino, che nella libertà cristiana siano coerenti con la loro fede, che pensino, parlino e vivano in maniera diversa”. Anche perché oggi come al tempo del nazismo, ha ricordato il cardinale Kasper, ciò per cui si lottava non è cambiato: la dignità della vita e il diritto alla vita, la guerra e la violenza, la xenofobia.

Cristiani con la schiena dritta, dunque, ieri e anche oggi. “In quanto cristiano – ha proseguito con energia il porporato – non sempre si può stare dalla parte dei vincitori. Il cristianesimo non è una religione del benessere, e da cristiano non è pensabile essere un everybody’s darling”, vale a dire un amico di tutti. “Il cristianesimo soltanto di nome non vale nulla. Noi abbiamo bisogno di testimoni, e proprio in questa crisi di credibilità del cristianesimo alla nostra latitudine, solo i testimoni possono essere veramente convincenti”. E pensando alla figura del pastore evangelico martirizzato con i tre nuovi Beati, il cardinale Kasper ha concluso: “Il nostro ecumenismo è fondato sull’ecumenismo dei martiri. Non è un ecumenismo da strapazzo. Noi abbiamo bisogno di cristiani dal pensiero ecumenico, convinti della loro identità rispettivamente cattolica, evangelica o ortodossa e che ne rendano testimonianza (…) La divisione ci rende poco credibili. Essa è contraria alla volontà di Gesù ed è uno scandalo agli occhi del mondo e delle grandi sfide che noi tutti cristiani ci troviamo a dover affrontare. L’ecumenismo deve essere un cantiere per la costruzione del futuro comune nell’unica Chiesa per la vita, per la pace e per la giustizia nel nostro mondo”.







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