Rapporto di Antigone sulle carceri italiane: troppi detenuti, ambienti privi di dignità
E’ sempre più critica la situazione delle carceri in Italia. In tre anni i detenuti
sono aumentati del 50%, i posti letto non bastano e le risorse a disposizione sono
sempre meno. A denunciarlo è l’Associazione Antigone che ieri a Roma ha presentato
gli esiti delle sue ultime visite nelle carceri italiane. Anche il leader del partito
dei Radicali, Marco Pannella, da due mesi è in sciopero della fame contro la condizione
dei detenuti. Una situazione drammatica come conferma, al microfono di Irene Pugliese,
il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella:
R. – E’ una
condizione tragica determinata da un sovraffollamento intollerabile. I detenuti sono
77 mila, i posti letto 45 mila. Questo significa che la gente è stipata in condizioni
di vita indecenti: 2, 3, 4 metri quadri a testa: non si può stare contemporaneamente
in piedi, non sempre la doccia è consentita con quella regolarità utile a prevenire
malattie. Poi ci sono situazioni in cui, come a Viterbo, i detenuti sono più o meno
quasi sempre chiusi in cella, 20 ore su 24. Tutto questo produce malattia, produce
morte: 27 suicidi dall’inizio dell’anno. Questa è un’anomalia italiana prodotta in
particolare da un eccesso di uso di custodia cautelare, un eccesso di incarcerazione
per violazione della legge sulle droghe e un eccesso di incarcerazione per motivi
legati all’immigrazione rispetto alla media europea. Se affrontassimo senza ideologie
ma con senso pratico questi tre temi, ritorneremmo in una situazione di ordinarietà.
Poi ci sono luoghi come il nuovo complesso di Rebibbia a Roma o il Carcere di Bollate
a Milano dove si dimostra - visto che sono gestiti nel rispetto della legalità - che
invece, quando si vuole, si può colmare il "gap" tra prassi e norma.
D.
– Un anno fa è stato approvato il piano carceri da realizzarsi entro la fine del 2012.
Che cosa prevede e soprattutto saranno rispettati i tempi indicati?
R.
– Il piano prevede novemila posti entro la fine del 2012. Ad oggi, però, pare sia
stato inaugurato solo un cantiere.
D. - Quali sono le prospettive future:
ci sono speranze che la situazione migliori?
R. – Quando rimetteremo
al centro la persona e ci renderemo conto che quelli che sono stipati e maltrattati
nelle galere, che si suicidano, sono persone; quando recupereremo una visione “umanocentrica”
della pena, io penso che si prenderanno i provvedimenti.