2011-06-24 16:09:01

La "Sala Matisse" dei Musei Vaticani, lo stupore di un genio davanti al mondo. Intervista con Antonio Paolucci


È stata inaugurata in questi giorni la nuova “sala Matisse” ai Musei Vaticani, interamente dedicata all’unica produzione di arte sacra dell’artista francese, la Cappella del Rosario di Vance, in Provenza. Un’occasione per ribadire l’importanza riservata in ambito pontificio all’arte del Novecento. Michele Raviart ne ha parlato con il prof. Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani.RealAudioMP3

R. – Uno dei tesori più preziosi che esistono al mondo, la storia dell’arte del ‘900, è quell’insieme di disegni, oggetti e progetti che Henry Matisse, negli anni che vanno dagli ultimi ‘40 ai primi ’50, ha fornito per la Cappella del Rosario di Vance. E’ un fenomeno molto singolare, quasi provvidenziale in un certo senso, se si pensa a quest’uomo, questo grande artista che aveva attraversato tutte le avanguardie del '900, un uomo agnostico, a quanto si sa, in fatto di fede, che incontra una suora domenicana, madre Agnes de Jesus. Tra quest’uomo e questa donna si stabilisce un rapporto affettuoso, di reciproca stima fra una suora ed un artista che è ormai al crepuscolo della vita – morirà tra pochi anni – e vuole fare quest’omaggio alla religione.

D. – Come si inquadra quest’opera nella storia dell’arte sacra del ‘900?

R. – Probabilmente, il fatto più significativo è l’attenzione di un grande artista moderno per i valori della Chiesa cattolica e per la rappresentazione visuale del "dramma della Messa". Queste meravigliose carte dipinte furono poi donate dall’erede di Matisse, suo figlio Pierre, nel 1980 ai Musei Vaticani. Perché questa donazione? Perché qualche anno prima, nel 1973, quel grande intellettuale del Novecento che risponde al nome di Paolo VI aveva voluto riaprire il dialogo con l’arte moderna e contemporanea e nel 1973 aveva aperto il Dipartimento di Arte Religiosa Moderna e Contemporanea, tuttora esistente.

D. – Di questo materiale, cosa verrà esposto ai Musei?

R. – Abbiamo inaugurato – dopo un lavoro durato anni – l’esposizione di questi fragilissimi materiali, perché sono dipinti fatti di cartone. Chiunque va, vede esposti i disegni preparatori colorati per le vetrate, vede esposte le casule – che sembrano prati fioriti in primavera -, che sono bellissime, perché il genio di Henry Matisse è proprio questo: la sua gioia di vivere, la sua capacità di stupire come fa un bambino dinanzi all’iridescente bellezza del mondo. Si vede quel Cristo filiforme, destinato all’altare della Cappella, si vede questo pauperismo felice. Del resto, lui stesso ebbe a dire – lo ha proprio scritto – che considerava quest’arredo della Cappella di Vance ‘il suo capolavoro’. (vv)







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