Il Papa alla celebrazione del Corpus Domini: chi riconosce Cristo nell'ostia, lo riconosce
nel fratello che soffre
L’Eucaristia assimila l’uomo a Gesù e sulle orme di Cristo lo rende capace di farsi
dono per gli altri, strumento per l’unità della famiglia umana. Così il Papa ieri,
nell’omelia della Messa per la Solennità del Corpus Domini. Al termine della
celebrazione, nella Basilica romana di San Giovanni in Laterano, il Santo Padre ha
guidato la Processione Eucaristica lungo Via Merulana, fino alla Basilica di Santa
Maria Maggiore, da dove ha impartito ai fedeli la Benedizione Eucaristica. Il servizio
di Claudia Di Lorenzi:
“Nell’Eucaristia
avviene la trasformazione dei doni di questa terra – il pane e il vino – finalizzata
a trasformare la nostra vita e ad inaugurare così la trasformazione del mondo”. Nella
Solennità del Corpus Domini, il Papa invita a riflettere sul mistero di Cristo
che nel dono di sé sulla Croce salva il mondo e mostra a ciascuno la via della redenzione.
Un evento, quello del Calvario – spiega il Papa nell’omelia presso la Basilica di
San Giovanni in Laterano – che Gesù anticipa e perpetua nell’istituzione dell’Eucaristia,
in cui il pane spezzato e il vino versato si fanno corpo e sangue di Cristo, via di
unione a lui e di salvezza:
“Tutto parte, si potrebbe dire, dal
cuore di Cristo, che nell’Ultima Cena, alla vigilia della sua passione, ha ringraziato
e lodato Dio e, così facendo, con la potenza del suo amore, ha trasformato il senso
della morte alla quale andava incontro”.
Per amore – osserva Benedetto
XVI – Cristo “accetta tutta la passione, con il suo travaglio e la sua violenza, fino
alla morte di croce” e “accettandola in questo modo la trasforma in un atto di donazione”:
“Questa
è la trasformazione di cui il mondo ha più bisogno, perché lo redime dall’interno,
lo apre alle dimensioni del Regno dei cieli. Ma questo rinnovamento del mondo Dio
vuole realizzarlo sempre attraverso la stessa via seguita da Cristo, quella via, anzi,
che è Lui stesso”.
E’ per questo che Dio consegna al mondo il dono
dell’Eucaristia, per offrire ad ogni uomo la possibilità della salvezza. Non ci sono
scorciatoie infatti nel cristianesimo – evidenzia il Santo Padre – “tutto passa attraverso
la logica umile e paziente del chicco di grano che si spezza per dare vita, la logica
della fede che sposta le montagne con la forza mite di Dio”:
“Per
questo Dio vuole continuare a rinnovare l’umanità, la storia ed il cosmo attraverso
questa catena di trasformazioni, di cui l’Eucaristia è il sacramento. Mediante il
pane e il vino consacrati, in cui è realmente presente il suo Corpo e Sangue, Cristo
trasforma noi, assimilandoci a Lui: ci coinvolge nella sua opera di redenzione, rendendoci
capaci, per la grazia dello Spirito Santo, di vivere secondo la sua stessa logica
di donazione, come chicchi di grano uniti a Lui ed in Lui. Così si seminano e vanno
maturando nei solchi della storia l’unità e la pace, che sono il fine a cui tendiamo,
secondo il disegno di Dio”.
Per meglio comprendere la dinamica della
comunione eucaristica, il Papa fa quindi riferimento ad un passo di sant’Agostino:
“Sant’Agostino ci aiuta a comprendere la dinamica della comunione
eucaristica quando fa riferimento ad una sorta di visione che ebbe, nella quale Gesù
gli disse: 'Io sono il cibo dei forti. Cresci e mi avrai. Tu non trasformerai me in
te, come il cibo del corpo, ma sarai tu ad essere trasformato in me'. Mentre dunque
il cibo corporale viene assimilato dal nostro organismo e contribuisce al suo sostentamento,
nel caso dell’Eucaristia si tratta di un Pane differente: non siamo noi ad assimilarlo,
ma esso ci assimila a sé, così che diventiamo conformi a Gesù Cristo, membra del suo
corpo, una cosa sola con Lui”.
Nella comunione eucaristica – continua
il Santo Padre – Cristo “ci trasforma in Sé, la nostra individualità, in questo incontro,
viene aperta, liberata dal suo egocentrismo e inserita nella Persona di Gesù (…).
Così l’Eucaristia, mentre ci unisce a Cristo, ci apre anche agli altri, ci rende membra
gli uni degli altri” al punto che “non siamo più divisi, ma una cosa sola in Lui”.
“Chi riconosce Gesù nell’Ostia santa, lo riconosce nel fratello
che soffre, che ha fame e ha sete, che è forestiero, ignudo, malato, carcerato; ed
è attento ad ogni persona, si impegna, in modo concreto, per tutti coloro che sono
in necessità. Dal dono di amore di Cristo proviene pertanto la nostra speciale responsabilità
di cristiani nella costruzione di una società solidale, giusta, fraterna. Specialmente
nel nostro tempo, in cui la globalizzazione ci rende sempre più dipendenti gli uni
dagli altri, il cristianesimo può e deve far sì che questa unità non si costruisca
senza Dio, cioè senza il vero Amore”.
Il Vangelo – rimarca Benedetto
XVI - mira da sempre all’unità della famiglia umana (…) a partire dal senso di responsabilità
gli uni verso gli altri, perché ci riconosciamo membra di uno stesso corpo, del corpo
di Cristo, perché abbiamo imparato e impariamo costantemente dal Sacramento dell’Altare
che la condivisione, l’amore è la via della vera giustizia”.