2011-06-22 16:05:38

Scozia: la Chiesa esorta a contribuire al lavoro sinodale per la Nuova Evangelizzazione


Si terrà in Vaticano dal 7 al 28 ottobre 2012 il Sinodo per la Nuova Evangelizzazione, ma la Chiesa scozzese si è già messa in cammino verso questa importante Assemblea dei vescovi di tutto il mondo. In particolare, i presuli cercano di coinvolgere tutti i cattolici della Scozia, affinché ciascuno dia il proprio contributo all’evento. “I singoli individui, le scuole e le parrocchie – afferma mons. Philip Tartaglia, delegato dai vescovi scozzesi a partecipare al Sinodo – sono chiamati a contribuire alla risposta che la Scozia deve dare ai Lineamenta”, ovvero al documento preparatorio dell’Assemblea episcopale. Tale documento, infatti, preparato dalla Segreteria generale del Sinodo, viene inviato a tutte le Chiese e le Conferenze episcopali, perché rispondano al questionario in esso contenuto e che mira ad approfondire la tematica principale del Sinodo stesso. Per aiutare i fedeli scozzesi a dare il loro contributo, la Conferenza episcopale locale ha creato un sito Internet, www.beingcatholic.org, in cui è possibile leggere una presentazione completa del Sinodo, una sintesi dei Lineamenta e presentare, quindi, eventuali proposte personali. “La nuova evangelizzazione – continua mons. Tartaglia – è indirizzata innanzitutto a coloro che si sono allontanati dalla Chiesa proprio in Paesi di tradizione cristiana come il nostro”. “L’obiettivo del Sinodo – aggiunge il presule –sarà quello di esaminare la situazione attuale e discutere nuovi metodi di trasmissione del Vangelo alle genti contemporanee. Nel mondo, la situazione di Paesi come il nostro richiede che la Chiesa prenda in considerazione, in modo totalmente nuovo, la sua missione di proclamare e trasmettere la fede”. Quindi, mons. Tartaglia conclude: “Spero che le nostre scuole contribuiscano in modo particolare a questo processo. Sarebbe interessante se gli studenti degli istituti superiori riflettessero sulla propria esperienza personale, ovvero su come la fede è stata trasmessa loro in casa, in parrocchia o a scuola. In questo modo, i ragazzi potrebbe rispondere a quella che il Papa chiama ‘emergenza educativa’, a causa della quale sembra così difficile infondere, nel modo giusto, la fede ai giovani cattolici”. (I.P.)







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