Scozia: la Chiesa esorta a contribuire al lavoro sinodale per la Nuova Evangelizzazione
Si terrà in Vaticano dal 7 al 28 ottobre 2012 il Sinodo per la Nuova Evangelizzazione,
ma la Chiesa scozzese si è già messa in cammino verso questa importante Assemblea
dei vescovi di tutto il mondo. In particolare, i presuli cercano di coinvolgere tutti
i cattolici della Scozia, affinché ciascuno dia il proprio contributo all’evento.
“I singoli individui, le scuole e le parrocchie – afferma mons. Philip Tartaglia,
delegato dai vescovi scozzesi a partecipare al Sinodo – sono chiamati a contribuire
alla risposta che la Scozia deve dare ai Lineamenta”, ovvero al documento preparatorio
dell’Assemblea episcopale. Tale documento, infatti, preparato dalla Segreteria generale
del Sinodo, viene inviato a tutte le Chiese e le Conferenze episcopali, perché rispondano
al questionario in esso contenuto e che mira ad approfondire la tematica principale
del Sinodo stesso. Per aiutare i fedeli scozzesi a dare il loro contributo, la Conferenza
episcopale locale ha creato un sito Internet, www.beingcatholic.org, in cui è possibile
leggere una presentazione completa del Sinodo, una sintesi dei Lineamenta e presentare,
quindi, eventuali proposte personali. “La nuova evangelizzazione – continua mons.
Tartaglia – è indirizzata innanzitutto a coloro che si sono allontanati dalla Chiesa
proprio in Paesi di tradizione cristiana come il nostro”. “L’obiettivo del Sinodo
– aggiunge il presule –sarà quello di esaminare la situazione attuale e discutere
nuovi metodi di trasmissione del Vangelo alle genti contemporanee. Nel mondo, la situazione
di Paesi come il nostro richiede che la Chiesa prenda in considerazione, in modo totalmente
nuovo, la sua missione di proclamare e trasmettere la fede”. Quindi, mons. Tartaglia
conclude: “Spero che le nostre scuole contribuiscano in modo particolare a questo
processo. Sarebbe interessante se gli studenti degli istituti superiori riflettessero
sulla propria esperienza personale, ovvero su come la fede è stata trasmessa loro
in casa, in parrocchia o a scuola. In questo modo, i ragazzi potrebbe rispondere a
quella che il Papa chiama ‘emergenza educativa’, a causa della quale sembra così difficile
infondere, nel modo giusto, la fede ai giovani cattolici”. (I.P.)