Napoli, caos rifiuti. Don Matino: le promesse sulla fine dell'emergenza vanno mantenute
A Napoli, è ancora emergenza rifiuti. La città è invasa dai miasmi dei sacchetti di
spazzatura che fanno bella mostra di sé sui marciapiedi, agli angoli delle strade
e, in alcuni casi, invadono le carreggiate stradali rendendo la circolazione difficile.
Secondo l'Asia, l'azienda che si occupa della raccolta e dello spazzamento dei rifiuti,
a Napoli ci sono 2.360 tonnellate di immondizia a terra. Per evitare infezioni, a
causa delle alte temperature estive, molti abitanti stanno irrorando i cumuli di immondizia
infestati da topi, mosche e zanzare con litri di disinfettante. Intanto prosegue l'opera
istituzionale, ma nessuna soluzione è arrivata dal tavolo convocato in Prefettura
nella tarda serata di ieri. Gli assessori all'Ambiente del Comune, Tommaso Sodano,
della Provincia, Giuseppe Caliendo e della Regione, Giovanni Romano, stanno svolgendo
da ore una nuova riunione per vagliare l'ipotesi di portare i rifiuti nella discarica
di Caivano per superare queste ore di emergenza per la città. Luca Collodi
ha chiesto a don Gennaro Matino, teologo, scrittore e vicario episcopale per
le Comunicazioni sociali dell’arcidiocesi partenopea, perché Napoli si trova nuovamente
a fronteggiare questa emergenza:
R. – Il problema
Napoli è stata la soluzione degli altri problemi in tempi precedenti, cioè in altri
termini Napoli subisce storicamente il fatto di essere stata collettore di immondizia
da tutta la regione in tempi precedenti. Napoli è stata la soluzione dei problemi
dei rifiuti di più parti e in più tempi. E’ ovvio che a fronte del nuovo che avanza
e, a giusta ragione, del riequilibrio strutturale e ambientale voluto dalle nuove
leggi sullo smaltimento dei rifiuti, Napoli si è vista con un tempo precedente non
organizzato e non controllato e un tempo futuro non profeticamente annunciato.
D.
- Don Matino, come usciamo dall'emergenza, secondo lei?
R. – Se è vero
- perché io lancio questa ipotesi - che quello di Napoli, storicamente, per anamnesi,
è oggi il problema del capoluogo ma è anche la risultante di una serie di problemi
che trova origine in controllo del territorio non attuato, in politiche ambientali
non rispettate, nell'ingerenza e nella tracotanza della malavita organizzata che ha
investito i propri capitali all’interno di questa situazione, e anche nella non educazione
ambientale, se ne esce se a fronte di tutto questo i territori che sono stati complici
di questa situazione - e la complicità è politica, ambientale, territoriale, nazionale
- hanno in qualche maniera la capacità di assumersi insieme le responsabilità. Napoli
è un caso nazionale.
D. - L’opinione pubblica napoletana è però consapevole
di questo problema?
R. – Dalle immagini che si vedono anche sui giornali
ormai questa situazione è evidente, presente, nauseante, assolutamente insopportabile
e, quindi, la gente è consapevole ed è consapevole che bisogna trovare una via d’uscita.
Però, il modo migliore per convincere i napoletani a tutte le regole, perché anche
loro giustamente e necessariamente si facciano parte attiva per determinare un cambiamento
di rotta, è che gli sforzi che vengono fatti siano supportati da un’adeguata verità
da raccontare. Si dica ai napoletani: tra cinque giorni toglieremo la spazzatura dalle
strade, ma questo poi deve essere vero. Ogni volta, in ogni momento, c’è qualcuno
che annuncia che la crisi è finita e invece siamo al punto di partenza. Se la speranza
diventa inganno annunciato, si finisce per essere prima rassegnati, poi depressi e
a volte, in certi casi, in uno stato di rivolta. (bf)