Le speranze delle Chiese asiatiche per il primo nunzio apostolico all’Asean
Una voce che favorisca il dialogo e le buone relazioni fra le Chiese e i governi,
che porti i valori cristiani e crei maggiore attenzione a questioni come la tutela
della dignità della persona, della libertà religiosa e dei diritti umani nei paesi
dell’Asean. Sono le speranze che le Chiese asiatiche nutrono sulla nomina di mons.
Leopoldo Girelli quale nunzio apostolico presso l’Asean. Mons. Girelli è già nunzio
apostolico in Singapore ed in Timor Est, delegato apostolico in Malaysia e in Brunei
e rappresentante pontificio non residente per il Vietnam, ed è “da molti anni profondo
conoscitore della complessa realtà del Sudest asiatico”, rimarca in un colloquio con
l’agenzia Fides padre Raymond O’Tool, che opera presso il Segretariato generale della
federazione delle conferenze episcopali dell’Asia. “La sua presenza agli incontri
dell’Asean”, nota il prelato, “servirà come coscienza sociale e punto di riferimento
morale, basato sull’insegnamento della Chiesa, in situazioni delicate dove questi
riferimenti sono necessari o mancano del tutto”. Nell’Asean, ricorda padre O’Tool,
vi sono “Paesi come il Mynamar dove una dittatura penalizza il dissenso e manca di
tolleranza; come l’Indonesia dove si fanno strada fermenti di estremismo islamico,
come il Vietnam, con segnali di apertura da un lato e di durezza dall’altro. La presenza
di una voce della Chiesa al tavolo di discussione è un positivo passo in avanti”.
“Nelle realtà più difficili dei paesi asiatici” spiega invece mons Thomas Menamparampil,
arcivescovo indiano di Guwahati, “abbiamo bisogno, come Chiesa, di un approccio dialogico
che, rispettando le tradizioni storiche e culturali di ogni contesto, sviluppi buone
relazioni a livello locale. Siamo certi che la presenza del Nunzio nell’Asean sarà
occasione per migliorare i rapporti con le autorità civili e le condizioni dei popoli
della regione, perché gli Stati e le Chiese operino insieme per il bene comune”. Padre
Peter Watchasin, sacerdote di Bangkok e direttore delle Pontificie opere missionarie
in Thailandia, ritiene la nomina molto importante: “Auspichiamo che possano avere
maggiore attenzione, fra gli Stati dell’Asean, le questioni relative alla libertà
religiosa e ai diritti umani. Penso, ad esempio, alla difficile situazione dei credenti
in Laos, dove è fortemente limitata anche la libertà di culto. Credo che si possano
aprire buone speranze e novità”. Nata alla fine degli anni ‘60, per promuovere interessi
sul piano politico, economico e culturale, l’Associazione dei Paesi del Sud Est asiatico,
ha attualmente 10 membri: Indonesia, Malaysia, Filippine, Singapore e Thailandia,
Brunei, Vietnam, Laos, Myanmar e Cambogia. Fra gli scopi dell’Asean, promuovere la
crescita economica, la pace e la stabilità regionale, l’amicizia e la cooperazione.
L’Associazione rappresenta oltre 560 milioni di persone. (M.R.)