Kenya: la Caritas in prima linea per aiutare le vittime della carestia
La Caritas del Kenya è in prima linea nel portare aiuti alle vittime della carestia
che sta colpendo il Paese dalla fine del 2010, a causa della siccità. Una situazione
drammatica che ha portato il presidente Mwai Kibaki a dichiarare lo stato di calamità
nazionale ed a varare immediatamente un piano di aiuti per le zone maggiormente a
rischio. Tra le misure prese dal Capo dello Stato, l’importazione del grano e la destinazione
di 18 milioni di dollari al Ministero dell’acqua e dell’irrigazione. Intanto, la Caritas
Kenya si è già mossa per portare cibo ed acqua nelle regioni più colpite, in particolare
nelle diocesi di Maralal, Lodwar, Nakuru e Garissa, ma la situazione non è facile.
“Attualmente – spiega Peter Nguli, membro di Caritas Kenya – non possiamo sapere quante
siano effettivamente le persone colpite dalla carestia”. Per questo, è in programma
“un incontro interdiocesano tra tutti i partner della Caritas, in modo da poter distribuire
al meglio gli aiuti su tutto il territorio”. “La nostra speranza – conclude Nguli
– è di riuscire a gestire la situazione prima che ci sfugga di mano”. Già nel marzo
scorso, i vescovi del Paese avevano lanciato un appello per cercare di radunare gli
aiuti per le vittime della carestia, invitando tutti i fedeli ad unirsi in una grande
iniziativa solidale di raccolta di generi alimentari e finanziamenti attraverso le
parrocchie, le diocesi e le altre strutture della Chiesa. “Siamo tutti profondamente
preoccupati a causa di questa crisi - avevano detto i vescovi - e delle sofferenze
che stanno vivendo molti kenioti. In questa situazione, milioni di persone vulnerabili
rischiano di perdere i propri mezzi di sussistenza”. Anche perché questa crisi ha
generato una conseguente carenza di prodotti alimentari, aumento dei prezzi, mancanza
di raccolti, migrazioni e conflitti, malnutrizione, assenza dei bambini dalle scuole,
fame e morte. Un quadro drammatico, dunque, tanto più che, secondo le stime della
Fao, in Kenya si contano più di 2,4 milioni di persone prive di accesso al cibo ed
all'acqua, principalmente nel Nord e nel Nord Est del Paese, dove la popolazione è
dedita per lo più alla pastorizia. E non vi sono prospettive di miglioramento prima
di ottobre, quando si spera dovrebbe iniziare la stagione delle piogge. (I.P.)