2011-06-22 15:52:03

A Roma, l'ottavo Simposio internazionale dei docenti universitari. Intervista con Cesare Mirabelli


Centocinquanta relatori internazionali, oltre 400 partecipanti provenienti non solo dall’Europa, ma anche dall’Asia, dall’America e dall’Africa. Sono alcuni numeri sulle presenze all’ottavo Simposio internazionale dei docenti universitari sul tema “L’Università e la sfida dei saperi: quale futuro?”, che inizierà domani a Roma. Il meeting, che terminerà sabato prossimo, è organizzato dall’Ufficio diocesano per la Pastorale universitaria. Marina Tomarro ne ha parlato con Cesare Mirabelli, presidente del Comitato scientifico del Simposio:RealAudioMP3

R. - Quest’anno, la riflessione è destinata all’Università: come si colloca nel momento attuale, sia sotto il profilo della ricerca, sia sotto il profilo della formazione e, in un momento di crisi largamente avvertita, quale ruolo può giocare l’Università. Potremmo dire che, sotto questo aspetto, c’è un approfondimento sia di tipo scientifico - sulle aree di ricerca nelle quali l’Università si esprime - sia istituzionale: qual è il ruolo che può avere l’Università nella società per costruire un futuro.

D. - Anche alla luce della crisi attuale, quale sarà il futuro delle Università?

R. - La caratteristica delle Università è ricerca del sapere, diffusione del sapere, formazione dei giovani. Quindi è un forte elemento, non solo di sviluppo ma anche di consolidamento di un umanesimo in una visione che è pluralistica, perché gli apporti non sono solo di diverse discipline, ma anche di diversi orientamenti culturali. Qual è il futuro delle Università? E’ un futuro che, a volte, è segnato da elementi di crisi, ma anzitutto occorre recuperare l’autoconsapevolezza delle Università, del ruolo che hanno e la responsabilità che hanno, sia nella ricerca sia nella formazione delle giovani generazioni. Quindi, per loro naturale vocazione sono aperte al futuro, senza perdere però il contatto con il patrimonio ideale e culturale che hanno.

D. - E in che modo, secondo lei, la Chiesa può dare il proprio apporto in questo campo?

R. - Si può ricordare come la Chiesa sia stata promotrice di Università e lo sia ancora. Un altro elemento da segnalare è l’idea di universalità, che è propria della Chiesa ed è un’ambizione dell’Università come sapere che abbraccia tutte le discipline. Inoltre, un sapere che non ha confini di Stati, di ordinamenti, di culture ed il rapporto tra studiosi, ricercatori, studenti di diverse culture e di diversi Paesi viene trattato con la stessa attenzione. Un’attenzione verso un umanesimo che abbia un fondamento veritativo.

D. - Questo Simposio è arrivato all’ottava edizione. In che modo si sono evoluti questi Simposi?

R. - Il terreno comune è stato quello di un rapporto tra docenti delle diverse Università. Un rapporto di tolleranza che è poi diventato di amicizia, sperimentando via via come questi incontri possano generare rapporti di ricerca tra studiosi di campi diversi, di diversi Paesi ed Università, ed hanno essi stessi un valore, perché raccolgono più di un centinaio di contributi alla volta, che sono poi oggetto di diffusione di pensiero e di coinvolgimento anche di giovani ricercatori. Una delle ambizioni di questi Simposi è quella di sollecitare la collaborazione delle più giovani generazioni, aprendole ad una prospettiva di rapporti e di approfondimento, coltivando la loro curiosità di ricerca, la loro libertà ed orientandola nei terreni della ricerca. (vv)







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