A Roma, l'ottavo Simposio internazionale dei docenti universitari. Intervista con
Cesare Mirabelli
Centocinquanta relatori internazionali, oltre 400 partecipanti provenienti non solo
dall’Europa, ma anche dall’Asia, dall’America e dall’Africa. Sono alcuni numeri sulle
presenze all’ottavo Simposio internazionale dei docenti universitari sul tema “L’Università
e la sfida dei saperi: quale futuro?”, che inizierà domani a Roma. Il meeting, che
terminerà sabato prossimo, è organizzato dall’Ufficio diocesano per la Pastorale universitaria.
Marina Tomarro ne ha parlato con Cesare Mirabelli, presidente del Comitato
scientifico del Simposio:
R. - Quest’anno,
la riflessione è destinata all’Università: come si colloca nel momento attuale, sia
sotto il profilo della ricerca, sia sotto il profilo della formazione e, in un momento
di crisi largamente avvertita, quale ruolo può giocare l’Università. Potremmo dire
che, sotto questo aspetto, c’è un approfondimento sia di tipo scientifico - sulle
aree di ricerca nelle quali l’Università si esprime - sia istituzionale: qual è il
ruolo che può avere l’Università nella società per costruire un futuro.
D.
- Anche alla luce della crisi attuale, quale sarà il futuro delle Università?
R.
- La caratteristica delle Università è ricerca del sapere, diffusione del sapere,
formazione dei giovani. Quindi è un forte elemento, non solo di sviluppo ma anche
di consolidamento di un umanesimo in una visione che è pluralistica, perché gli apporti
non sono solo di diverse discipline, ma anche di diversi orientamenti culturali. Qual
è il futuro delle Università? E’ un futuro che, a volte, è segnato da elementi di
crisi, ma anzitutto occorre recuperare l’autoconsapevolezza delle Università, del
ruolo che hanno e la responsabilità che hanno, sia nella ricerca sia nella formazione
delle giovani generazioni. Quindi, per loro naturale vocazione sono aperte al futuro,
senza perdere però il contatto con il patrimonio ideale e culturale che hanno.
D.
- E in che modo, secondo lei, la Chiesa può dare il proprio apporto in questo campo?
R.
- Si può ricordare come la Chiesa sia stata promotrice di Università e lo sia ancora.
Un altro elemento da segnalare è l’idea di universalità, che è propria della Chiesa
ed è un’ambizione dell’Università come sapere che abbraccia tutte le discipline. Inoltre,
un sapere che non ha confini di Stati, di ordinamenti, di culture ed il rapporto tra
studiosi, ricercatori, studenti di diverse culture e di diversi Paesi viene trattato
con la stessa attenzione. Un’attenzione verso un umanesimo che abbia un fondamento
veritativo.
D. - Questo Simposio è arrivato all’ottava edizione. In
che modo si sono evoluti questi Simposi?
R. - Il terreno comune è stato
quello di un rapporto tra docenti delle diverse Università. Un rapporto di tolleranza
che è poi diventato di amicizia, sperimentando via via come questi incontri possano
generare rapporti di ricerca tra studiosi di campi diversi, di diversi Paesi ed Università,
ed hanno essi stessi un valore, perché raccolgono più di un centinaio di contributi
alla volta, che sono poi oggetto di diffusione di pensiero e di coinvolgimento anche
di giovani ricercatori. Una delle ambizioni di questi Simposi è quella di sollecitare
la collaborazione delle più giovani generazioni, aprendole ad una prospettiva di rapporti
e di approfondimento, coltivando la loro curiosità di ricerca, la loro libertà ed
orientandola nei terreni della ricerca. (vv)