La Conferenza delle Chiese d'Europa: ricordare i migranti morti nel viaggio di espatrio
Una giornata di intercessione in memoria di coloro che sono morti alle frontiere dell’Unione
europea, da celebrare ogni anno nel periodo compreso tra il 20 e il 26 giugno, è stata
proposta dalla Conferenza delle Chiese d’Europa (Cec). Nel luglio del 2009 la Cec
in un messaggio aveva dichiarato: «Come Chiese in Europa ci impegniamo a ricordare
coloro che sono morti durante il loro viaggio alla ricerca di una vita dignitosa in
Europa, attraverso una giornata annuale di preghiera». Le Chiese e le associazioni
per i diritti umani nei diversi Paesi europei - riferisce L'Osservatore Romano - hanno
risposto all’appello e ricorderanno, domenica 26 giugno, le conseguenze letali della
chiusura delle frontiere esterne dell’Unione europea. «Questa chiusura — ricorda in
un messaggio la Cec — avviene attraverso tecniche di protezione delle frontiere altamente
perfezionate, mediante lo spostamento delle misure di sorveglianza delle frontiere
negli Stati confinanti e di transito dell’Ue, e con accordi legali sul respingimento
dei profughi, anche se questo vìola i diritti umani». All’iniziativa hanno aderito
anche le Chiese e le associazioni per i diritti umani degli Stati Uniti, lungo il
cui confine con il Messico sono morti numerosi migranti. Le Chiese ricorderanno nella
preghiera i morti senza nome che spesso scompaiono senza lasciare traccia nel mare
o nel deserto. Il loro lamento che è stato inascoltato dagli esseri umani, sarà portato
dinanzi a Dio. Ciò che avviene alle frontiere — lontano dallo sguardo pubblico e dal
controllo — sarà fatto conoscere a tutti. Verranno fornite informazioni sulla situazione
dei diritti umani alle frontiere. Ai politici sarà ricordata la loro responsabilità
di prendere misure efficaci per proteggere le persone e i diritti umani. Il sinodo
dell’Evangelical Church in Germany nel novembre 2010 aveva auspicato un «ulteriore
miglioramento della tutela dei diritti umani alle frontiere esterne» e aveva chiesto
di «lavorare per creare linee guida vincolanti per le operazioni di Frontex (le frontiere
esterne dell’Ue); istituire un sistema di monitoraggio indipendente per controllare
le attività di Frontex, al fine di informare regolarmente le istituzioni dell’Ue sulla
conformità con il diritto europeo e internazionale, in particolare dei diritti umani
fondamentali». Inoltre, il sinodo ha criticato i negoziati dell’Unione europea con
la Libia che mirano a una cooperazione in materia di controllo dell’immigrazione,
sottolineando che «la Libia non garantisce la protezione dei rifugiati, né tutela
i diritti umani». (R.P.)