Alla sede Onu di Ginevra, ricordato l'impegno del Beato Wojtyla per i diritti umani.
Con noi, mons. Tomasi
Il forte e vasto contributo di Papa Wojtyla alla difesa dei diritti fondamentali é
stato ricordato a Ginevra in un evento speciale promosso dalle Missioni Permanenti
della Santa Sede e della Polonia presso l'Onu ed intitolato ''Promozione dei diritti
umani e Giovanni Paolo II''. Da Ginevra, Silvana Bassetti:
Nella grande
sala delle Assemblee del Palazzo delle Nazioni Unite, la serata ha dato la parola
a personalità che hanno testimoniato dell'impatto delle parole e dei gesti compiuti
da Giovanni Paolo II, soprannominato anche il ''Papa dei diritti umani''. ''E' stato
veramente un grande uomo, un costante promotore della pace e dei diritti umani'',
ha affermato il direttore generale delle Nazioni Unite a Ginevra Tokayev. In un messaggio
trasmesso per l'evento, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha menzionato
la particolare storia di Karol Wojtyla, che ha conosciuto il nazismo ed il comunismo,
ed il suo Magistero. Fin dall'inizio, sottolinea il messaggio, Giovanni Paolo II ha
promosso l'essere umano e le priorità dei valori. Un breve documentario si è quindi
soffermato sulle visite compiute da Giovanni Paolo II alle sedi delle Nazioni Unite
di New York e di Ginevra, sulle sue parole forti sul valore del lavoro e a difesa
della Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo. Il cardinale Philippe Barbarin,
arcivescovo di Lione, l'ambasciatore di Polonia presso la Santa Sede Hanna Sichoka
e l'ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Mordechai Lewy hanno sottolineato
l'importanza che Papa Wojtyla ha dato, tra l'altro, al diritto alla vita, alla dignità
dell'essere umano e alla difesa della libertà di religione. Giovanni Paolo II è stato
il catalizzatore di molti cambiamenti, ha affermato l'ambasciatore polacco. Il cardinale
Barbarin ha invede ricordato la scelta di Giovanni Paolo II di compiere il suo primo
viaggio dopo la caduta del Muro di Berlino, in Africa a Ouagadougou per lanciare un
appello a non dimenticare gli affamati dei Paesi poveri dell'Africa, a non negare
loro il diritto alla dignità umana e alla sicurezza della vita. L'ambasciatore Levy
ha evocato tra l'altro la visita di Papa Wojtyla alla sinagoga di Roma e la famosa
definizione degli ebrei come ''fratelli maggiori''. L'evento al Palazzo delle Nazioni
Unite di Ginevra si è concluso con un concerto e con l'inaugurazione di una mostra
filatelica sui tanti e diversi francobolli dedicati a Papa Wojtyla in tutto il mondo,
in particolare in occasione dei numerosi viaggi apostolici compiuti tra il 1978 ed
il 2005.
Sull'importanza e il significato di questo evento, Silvana
Bassetti ha intervistato l'arcivescovo Silvano Maria Tomasi, Osservatore
permanente della Santa Sede all'Onu di Ginevra:
R. - E’ appena
finita la 17.ma sessione del Consiglio dei Diritti umani. Questo Consiglio rappresenta
il terzo pilastro importante della struttura delle Nazioni Unite e si trova qui, a
Ginevra. Alla Missione di Polonia e alla Missione della Santa Sede è dunque parso
opportuno ricordare la figura di Giovanni Paolo II, sotto l’aspetto del suo contributo
allo sviluppo dei diritti umani. Ha dato un impulso enorme ad una varietà di diritti,
tanto che è stato chiamato “il Papa dei diritti umani”. Ad esempio, egli ha posto
l’accento, in maniera molto originale, sull’uomo come via della Chiesa, cioè il rispetto
della dignità della persona umana e dei diritti fondamentali inerenti a questa persona,
come la libertà religiosa, il diritto al lavoro, alla vita, alla libertà di associazione
per i lavoratori. C’è, quindi, una varietà di aspetti della personalità di Giovanni
Paolo II che tocca direttamente il campo d’interesse del Consiglio dei Diritti umani.
D.
- Oltre al messaggio speciale del segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone,
vi sono state testimonianze molto diverse…
R. - Perché le personalità
coinvolte rappresentano delle dimensioni diverse del mondo dei diritti umani. L’ambasciatore
Hanna Suchocka - che è attualmente ambasciatore della Polonia presso la Santa Sede
ma che è stata anche primo ministro - ha potuto dire una parola chiara sul ruolo che
definirei sociale e politico di Giovanni Paolo II. Un altro aspetto originale è quello
del cambiamento dei rapporti tra la Chiesa cattolica e la fede ebraica: per questo
l’ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede ha parlato, da questo punto di vista,
della libertà di coscienza, della libertà di religione e quindi di un diritto fondamentale
che oggi deve essere rispettato in ogni parte del mondo per garantire la pace. Nell’apertura
di Giovanni Paolo II verso la religione ebraica, c’è l’apertura verso tutte le religioni,
perché, di fatto, ha mostrato - ad esempio con l’incontro di Assisi - che il dialogo
è la via maestra per cercare di creare la pace e la comprensione nel complesso mondo
odierno, pur rispettando l’originalità e le differenze religiose, che non devono essere
mescolate in un sincretismo che non ha efficacia. Il messaggio dato dall’arcivescovo
di Lione, il cardinale Philippe Barbarin, si è incentrato molto sull’aspetto fondamentale
per tutti i diritti umani, che è la libertà di coscienza e la libertà religiosa. (vv)