Sudan: il vescovo di El Obeid lancia l’allarme sul conflitto armato tra Nord e Sud
Il vescovo di El Obeid, Macram Max Gassis, ha denunciato all’associazione caritativa
internazionale Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) la grave situazione del Sudan a
pochi giorni dalla separazione tra il Nord e il Sud del Paese in due Stati indipendenti,
votata in un referendum popolare e che diventerà operativa il 9 luglio prossimo. Il
presule, in particolare, ha parlato della regione di frontiera del sud Kordofan, oggetto
di un esodo di massa da parte della popolazione per ragioni di sicurezza, data la
criticità della situazione soprattutto nella capitale Kadugli, attaccata dall’esercito
del Nord all’inizio di questo mese. Secondo il vescovo, la cui diocesi di competenza
si estende prevalentemente a Nord, tra i gruppi etnici più colpiti ci sono i Nuba,
sia musulmani che cristiani. La speranza risiede nei negoziati avviati giovedì scorso,
come riporta l’agenzia Fides, tra l’esercito del Nord Sudan e il Sudanese People’s
Liberation Army. Sul piano umanitario la situazione è molto grave. Secondo suor Carmen,
una missionaria comboniana messicana che opera nell’area dei Monti Nuba, che fanno
parte del sud Kordofan, dove continuano i combattimenti tra gli eserciti di nord e
sud Sudan, “intere famiglie continuano ad errare senza meta, prive di assistenza umanitaria,
mentre continuano i bombardamenti da parte dell’aviazione governativa. Siamo preoccupati
per i nuovi combattimenti, ma speriamo ancora che la comunità internazionale possa
venire in nostro soccorso” afferma la missionaria all'agenzia Fides. Le piogge continuano
a battere incessantemente la zona e gli sfollati sono privi di protezione” dice mons.
Roko Taban Mousa, amministratore apostolico di Malakal. “I bambini e gli anziani sono
i più colpiti da questa drammatica situazione: malaria e diarrea continuano a mietere
vittime. Non vi sono quindi miglioramenti significativi delle condizioni umanitarie.
(R.B.)