Mons. Luigi Negri: la visita del Papa a San Marino, prima pietra del rinnovamento
diocesano
C’è bisogno di un rinnovamento profondo della diocesi a partire da ciò che il Papa
ci ha detto: è questo il pensiero di sintesi del vescovo di San Marino-Montefeltro,
Luigi Negri, all’indomani della visita pastorale di Benedetto XVI. Al microfono di
Alessandro De Carolis, mons. Luigi Negri riflette sulla realtà sociale
della sua diocesi alla luce delle parole del Papa:
R. – Io
ho avuto la percezione direi “fisica” che il Papa stesse facendo un grande annuncio
di fede e di umanità, e che quindi con molta decisione, ma insieme con tanta amabilità,
sia andato al cuore della questione, provocando la libertà di ciascuno di quelli che
erano lì, di fronte alla proposta della presenza di Cristo. Scavalcando, quindi, da
un lato tutti i timori, le incertezze, le difficoltà che sono legate al momento e
al temperamento dei giovani, ma dall’altra, relativizzando in modo “radicale” tutto
quel concerto di obiezioni al cristianesimo che vengono dalla mentalità dominante.
Quindi, io credo che sia stata una proposta autentica, adeguata, pertinente al giovane
del Terzo Millennio.
D. – Le domande che all’inizio i giovani hanno
rivolto al Papa sono state, da un lato, lo specchio della realtà difficile che vivono
ma, dall’altro, anche il segno di una ricerca di qualcosa che sia più stabile, in
un mondo oggi per loro molto avaro di certezze. Volevo chiederle: ha avuto delle eco
immediate di cosa abbiano suscitato in loro queste parole?
R. – Hanno
recepito in modo positivo questa grande provocazione. E’ come se, già credenti oppure
in ricerca o magari anche lontani ma non pregiudizialmente, si siano sentiti provocati
ad assumere una posizione loro, in prima persona. E questo fa nascere l’educazione.
D.
– Anche la sana laicità, intesa come rispetto della vita e della famiglia, evocata
da Benedetto XVI nel discorso ai Capitani Reggenti, è un valore di estrema attualità
…
R. – Io credo che lì il Papa abbia riproposto uno dei punti sui quali
mi sono soffermato di più, in questi anni: che la tradizione di libertà di San Marino
non è un individualismo che, irresponsabilmente, si traduce nel fare tutto quello
che pare e piace – dalle banche al patrimonio, tanto per indicare due degli aspetti
della Repubblica di San Marino – ma è una responsabilità. C’è una responsabilità che
ciascuno si assume di fronte alla sua persona, di fronte alla sua coscienza, di fronte
alle situazioni, di fronte alla realtà sociale. E quindi, il Papa ha fatto capire
che l’attualità di San Marino è legata alla responsabilità con cui questa popolazione,
questa società rispondono – a partire dalla fede – alle circostanze certo non facili
in cui si trovano oggi.
D. – Dopo le sensazioni a caldo, l’entusiasmo,
il calore, si apre per la vostra diocesi la pagina del “dopo”. Pagina che inizia da
dove, eccellenza?
R. – Io ci sto pensando: nasce, secondo me, da una
puntualizzazione, da un messaggio che vorrò fare a tutto il popolo e il clero. Poi,
io ho intenzione, su questo, di fare la tre-giorni del clero che tradizionalmente
teniamo in settembre, perché è necessario un ripensamento globale della stessa vita,
della stessa struttura della diocesi. E' necessaria, perché ormai le situazioni sono
tali per cui non si può andare avanti senza un continuo aggiornamento. Si tratta di
fare un ragionamento a partire da quello che il Papa ci ha proposto. (gf)