La "primavera araba" e il futuro del Medio Oriente al Convegno della Fondazione "Oasis",
creata dal cardinale Scola
"Medio Oriente, verso dove? Nuova laicità e imprevisto nordafricano". E’ il tema del
convegno internazionale che si è aperto oggi a Venezia. Ha promosso l'incontro, che
durerà tre giorni, la Fondazione Oasis, creata nel 2004 dal cardinale patriarca di
Venezia, Angelo Scola. Sull'inizio dei lavori ci riferisce il nostro inviato nel capoluogo
veneto, Giancarlo La Vella:
Che cosa
sta succedendo in Medio Oriente e, soprattutto, che ne sarà delle minoranze cristiane?
Da questa provocazione prende spunto il Convegno di Venezia sul Medio Oriente, che
ormai è un concetto allargato che va ben oltre le dimensioni puramente geografiche.
Quest’area è oggi luogo di confronto, se non di dialogo, tra due mondi: quello occidentale
e la sfaccettata realtà arabo-islamica. E, come stiamo vedendo, in questi giorni anche
all’interno di quest’ultima stanno avvenendo rivolgimenti decisivi che avranno una
inevitabile ricaduta sui futuri rapporti proprio con l’Occidente.
Apertura
di rito al Convegno del presidente di Oasis, il cardinale Scola. Poi, le analisi dei
testimoni diretti di quanto sta realmente avvenendo in Paesi investiti dai fermenti
rivoluzionari: presuli e laici dalla Siria, Libia, Libano, Penisola Arabica, Giordania,
Egitto, Tunisia, Nigeria e Pakistan. Aree, queste, in cui stanno avvenendo fenomeni
che rappresentano una sfida anzitutto per la Chiesa locale, come ha sottolineato mons.
Maroun Elias Lahham, arcivescovo di Tunisi. “Bisogna rispondere subito - ha proseguito
il presule - alle istanze di democrazia e dignità umana. E’ un grido di dolore di
fronte al quale non si può rimanere spettatori”. “Sarebbe un errore - ha detto poi
il prof. Olivier Roi, orientalista e docente all’Istituto Universitario Europeo -
considerare la ‘primavera araba’ come una semplice richiesta di cambiamento: è qualcosa
di più radicale, che mette in crisi i punti fermi finora dettati nei Paesi della sponda
sud del Mediterraneo dalle leadership politiche e dalle autorità religiose locali”.
Ma sui temi del Convegno, sentiamo il cardinale Angelo Scola:
R.
- Il tentativo di Oasis si innesta in una tradizione ben precisa, che è quella di
capire: noi siamo ostinati nel dire che bisogna, prima di tutto, conoscere e capire.
Già qualche anno fa, abbiamo introdotto talune categorie nel nostro incontro internazionale
che lasciavano percepire i cambiamenti che si sarebbero prodotti: allora, ci hanno
colto sì di sorpresa, ma non di sorpresa in senso assoluto. Adesso, vogliamo capire
cos’è questo sommovimento che è in atto sia nel Nord Africa, sia nel Medio Oriente,
cercando di vedere come questo possa essere una condizione per una scoperta dell’unità
del Mediterraneo come un nuovo “mare nostrum” e quindi come una possibilità di costruzione
di un serio incontro interreligioso, che è più che mai decisivo per il futuro di tutta
quanta l’umanità. In modo particolare, vorremmo cercare di comprendere se questa idea
tutta occidentale di laicità può funzionare o no nel paragone con queste forme politiche
e istituzionali che sono in atto nei Paesi a grande maggioranza musulmana.
D.
- La situazione dei cristiani?
R. - La situazione dei cristiani è, spesso,
assai dolorosa; è sempre molto provata. Tuttavia, una delle scelte fondamentali di
Oasis è stata proprio quella di passare attraverso i cristiani per questo grande lavoro
di conoscenza e di comprensione. Qui sono molto numerosi: siamo una decina di vescovi
e c’è anche Sua Beatitudine, il Patriarca dei cattolici copti d’Egitto. Loro ci aiuteranno
a capire sia i fenomeni che sono in atto, che la loro particolare situazione. (mg)