Il congedo di Benedetto XVI da San Marino: cari giovani, fuggite dalla prigione delle
cose, Cristo ha le risposte che cercate
I sammarinesi restino fedeli ai valori delle fede cristiana: è l’esortazione rivolta
da Benedetto XVI, ieri pomeriggio, nel discorso ai Capitani reggenti e al Corpo diplomatico
accreditato presso la Repubblica di San Marino. Nel suo intervento, nella storica
cornice della Sala del Consiglio del Palazzo pubblico, il Papa si è soffermato sul
valore della sana laicità, in particolare con riferimento alla difesa della vita e
alla promozione della famiglia. Il servizio di Alessandro Gisotti:
La forza
di San Marino è la sua fedeltà ai valori cristiani: è quanto sottolineato da Benedetto
XVI, che nel suo discorso alle autorità sammarinesi si è soffermato sui veri capisaldi
di una società democratica che persegua il bene comune. Il Papa ha innanzitutto elogiato
l’attaccamento dei sammarinesi alle proprie radici cristiane che ne rappresentano
l’identità più profonda:
“Grazie ad essa, si può costruire una società
attenta al vero bene della persona umana, alla sua dignità e libertà, e capace di
salvaguardare il diritto di ogni popolo a vivere nella pace. Sono questi i capisaldi
della sana laicità, all’interno della quale devono agire le istituzioni civili, nel
loro costante impegno a difesa del bene comune”.
La Chiesa,
ha soggiunto, “rispettosa della legittima autonomia di cui il potere civile deve godere,
collabora con esso al servizio dell’uomo, nella difesa dei suoi diritti fondamentali,
di quelle istanze etiche che sono iscritte nella sua stessa natura”:
“Per
questo la Chiesa si impegna affinché le legislazioni civili promuovano e tutelino
sempre la vita umana, dal concepimento fino al suo spegnersi naturale. Inoltre, chiede
per la famiglia il dovuto riconoscimento e un sostegno fattivo. Ben sappiamo, infatti,
come nell’attuale contesto l’istituzione familiare venga messa in discussione, quasi
nel tentativo di disconoscerne l’irrinunciabile valore”.
A
subirne le conseguenze, ha poi aggiunto, “sono le fasce sociali più deboli, specialmente
le giovani generazioni, più vulnerabili e perciò facilmente esposte al disorientamento,
a situazioni di auto-emarginazione e alla schiavitù delle dipendenze”. Talvolta, ha
poi osservato il Papa, “le realtà educative faticano a dare ai giovani risposte adeguate
e, venendo meno il sostegno familiare, spesso essi si vedono precluso un normale inserimento
nel tessuto sociale”:
“Anche per questo è importante riconoscere
che la famiglia, così come Dio l’ha costituita, è il principale soggetto che può favorire
una crescita armoniosa e far maturare persone libere e responsabili, formate ai valori
profondi e perenni”.
Riprendendo poi un discorso del Beato Giovanni
XXIII, il Pontefice ha rivolto il pensiero all’“amore della libertà” che a San Marino,
ha detto, vanta “squisitamente radici cristiane”:
“La libertà che
le istituzioni sono chiamate a promuovere e difendere a livello sociale, ne manifesta
una più grande e profonda, quella libertà animata dallo Spirito di Dio, la cui presenza
vivificante nel cuore dell’uomo dona alla volontà la capacità di orientarsi e determinarsi
per il bene”.
Il Papa non ha mancato di incoraggiare il popolo sammarinese,
che affronta oggi difficoltà economiche comuni al contesto italiano e internazionale.
E ha concluso il suo discorso con un augurio per il futuro di San Marino:
“Esprimo
di cuore l’auspicio che l’intera vostra comunità, nella comunanza dei valori civili
e con le sue specifiche peculiarità culturali e religiose, possa scrivere una nuova
e nobile pagina di storia e divenga sempre più una terra in cui prosperino la solidarietà
e la pace”.
Ultimo atto di questa intensa visita di Benedetto XVI nella
Diocesi di San Marino Montefeltro, è stato l’incontro con i giovani, a Pennabilli,
in provincia di Rimini, sede vescovile della diocesi. Quattromila i ragazzi che in
Piazza Vittorio Emanuele, antistante la Cattedrale diocesana, hanno accolto festosi
il Pontefice ed hanno ascoltato le sue parole. Il servizio del nostro inviato a San
Marino, Salvatore Sabatino:
(applausi
+ musica)
Era il momento più atteso di questa breve ma intensa visita
del Papa nella diocesi di San Marino – Montefeltro. Quello a cui loro, i giovani,
si sono preparati per settimane. Carichi di speranze e di aspettative, consapevoli
dell’importanza di questo incontro con Benedetto XVI. “Attendono da Lei parole forti
– ha riferito il vescovo della diocesi, mons. Luigi Negri – sui
cui fondare l’esistenza di oggi e il cammino del futuro”:
"Santità,
i giovani sono il punto più debole della nostra Chiesa e della società; sono vittime
di operazioni o dí manipolazioni condotte su di loro dalla cattiva cultura e dai cattivi
maestri che hanno dominato nell'ultimo secolo e mezzo la vita della nostra società
e delle nostre istituzioni".
Poi la parola è passata ad uno di loro,
Marco Angeloni, che al Papa ha voluto esprimere gratitudine per
l’incontro, non tralasciando però una descrizione puntuale e sentita delle difficoltà
che i giovani vivono oggi: la consapevolezza che il Sacramento della Cresima è per
molti l’addio al cristianesimo, la mancanza di una proposta educativa attraente, la
difficile unità familiare, le relazioni amicali dominate da edonismo e materialismo,
la mancanza del lavoro e la paura del quotidiano.
"Santità, ci aiuti
a capire il senso della nostra vita, il valore dell'esperienza, per sentire vibrare
il nostro io e non subire i meccanismi del potere che ci circonda nelle sue varie
forme".
“Siamo qui per ascoltare le sue parole – aggiunge Marco – sicuri
che attraverso i suoi insegnamenti potremo riscoprire la forza per diventare autentici
protagonisti nei nostri paesi, e non semplici spettatori”. Una richiesta che si trasforma
in una serie di domande concrete:
"Il desiderio di essere liberi si
può realizzare davvero? Come uscire dalla trappola dell'inutile ricerca di
godimento personale, dalla rincorsa ad un piacere che ci lascia ultimamente
tristi, delusi e mancanti? Come sperimentare ciò che Lei tante volte ci ha detto:
“Cristo non toglie nulla, ma dona tutto?".
Domande che il Papa ascolta
con attenzione e alle quali risponde richiamando il Vangelo, il celebre episodio
in cui il Signore era in cammino e un tale – un giovane – gli corse incontro e, inginocchiatosi,
gli pose questa domanda: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la
vita eterna?”. Un interrogativo dietro cui si manifesta l’esigenza di pienezza da
trovare nell’esistenza quotidiana:
"L’uomo non può vivere senza questa
ricerca della verità su se stesso: che cosa sono io?, per che cosa devo vivere? La
verità che cerchiamo che spinga ad aprire l’orizzonte e ad andare al di là di ciò
che è materiale, non per fuggire dalla realtà, ma per viverla in modo ancora più vero,
più ricco di senso e di speranza".
Il Papa parla poi della ricerca
di verità in noi stessi, dell’inquietudine che nessuna cosa concreta riesce a colmare;
un’inquietudine di cui prendere coscienza, non avendo paura di porsi le domande fondamentali
sul senso e sul valore della vita. Domande che presuppongono risposte mai parziali.
Imparate – esorta il Pontefice – a riflettere, a leggere in modo non superficiale,
ma in profondità la vostra esperienza umana: scoprirete, con meraviglia e con gioia,
che il vostro cuore è una finestra aperta sull’infinito:
"Una delle
illusioni prodotte nel corso della storia è stata quella di pensare che il progresso
tecnico-scientifico, in modo assoluto, avrebbe dato risposte e soluzioni a tutti i
problemi dell’umanità: e vediamo che non è così. In realtà, se anche ciò fosse stato
possibile, nulla e nessuno avrebbe potuto cancellare le domande più profonde sul significato
della vita e della morte, sul significato della sofferenza, di tutto, perché queste
domande sono scritte, per così dire, nell’animo umano e oltrepassano la sfera dei
bisogni".
L’uomo, anche nell’era del progresso scientifico e tecnologico
– aggiunge Benedetto XVI – rimane un essere aperto alla verità intera della sua esistenza,
che non si ferma alle cose materiali, ma si apre ad un orizzonte molto più ampio.
Eppure esiste un rischio:
"Quello di rimanere imprigionati nel mondo
delle cose, dell’immediato, del relativo, dell’utile, perdendo la sensibilità per
ciò che si riferisce alla nostra dimensione spirituale. Non si tratta affatto di disprezzare
l’uso della ragione o di rigettare il progresso scientifico, tutt’altro; si tratta
piuttosto di capire che ciascuno di noi non è fatto solo di una dimensione 'orizzontale',
ma comprende anche quella 'verticale'. I dati scientifici e gli strumenti tecnologici
non possono sostituirsi al mondo della vita, agli orizzonti di significato e di libertà,
alla ricchezza delle relazioni di amicizia e di amore".
Cari giovani
– aggiunge il Papa – è proprio nell’apertura alla verità intera di noi stessi e del
mondo che scorgiamo l’iniziativa di Dio nei nostri confronti. Egli viene incontro
ad ogni uomo e gli fa conoscere il mistero del suo amore.
"In Lui,
in Cristo, potete trovare le risposte alle domande che accompagnano il vostro cammino.
Non in modo superficiale, facile, ma camminando con Gesù, vivendo con Gesù. L’incontro
con Cristo non si risolve nell’adesione ad una dottrina o una filosofia, ma ciò che
Lui vi propone è di condividere la sua stessa vita e così imparare a vivere, imparare
che cosa è l’uomo, che cosa sono io".
Poi un appello forte da parte
del Santo Padre:
"Non temete di affrontare le situazioni difficili,
i momenti di crisi, le prove della vita, perché il Signore vi accompagna, è con voi!".
Vi incoraggio a crescere nell’amicizia con Lui attraverso la lettura
frequente del Vangelo e di tutta la Sacra Scrittura, la partecipazione fedele all’Eucaristia,
l’impegno all’interno della comunità ecclesiale, il cammino con una valida guida spirituale.
Lasciate che il mistero di Cristo illumini tutta la vostra persona!
"Non
cedete a logiche individualistiche ed egoistiche. Vi conforti la testimonianza di
tanti giovani che hanno raggiunto la méta della santità: Santa Teresa di Gesù Bambino,
San Domenico Savio, Santa Maria Goretti, il beato Pier Giorgio Frassati, il beato
Alberto Marvelli – che è di questa terra! – e tanti altri, a noi sconosciuti, ma
che hanno vissuto il loro tempo nella luce e nella forza del Vangelo e hanno trovato
la risposta a come vivere, che cosa si deve fare per vivere". (applausi
+ musica)