2011-06-20 15:00:53

Il congedo di Benedetto XVI da San Marino: cari giovani, fuggite dalla prigione delle cose, Cristo ha le risposte che cercate


I sammarinesi restino fedeli ai valori delle fede cristiana: è l’esortazione rivolta da Benedetto XVI, ieri pomeriggio, nel discorso ai Capitani reggenti e al Corpo diplomatico accreditato presso la Repubblica di San Marino. Nel suo intervento, nella storica cornice della Sala del Consiglio del Palazzo pubblico, il Papa si è soffermato sul valore della sana laicità, in particolare con riferimento alla difesa della vita e alla promozione della famiglia. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

La forza di San Marino è la sua fedeltà ai valori cristiani: è quanto sottolineato da Benedetto XVI, che nel suo discorso alle autorità sammarinesi si è soffermato sui veri capisaldi di una società democratica che persegua il bene comune. Il Papa ha innanzitutto elogiato l’attaccamento dei sammarinesi alle proprie radici cristiane che ne rappresentano l’identità più profonda:

“Grazie ad essa, si può costruire una società attenta al vero bene della persona umana, alla sua dignità e libertà, e capace di salvaguardare il diritto di ogni popolo a vivere nella pace. Sono questi i capisaldi della sana laicità, all’interno della quale devono agire le istituzioni civili, nel loro costante impegno a difesa del bene comune”.

La Chiesa, ha soggiunto, “rispettosa della legittima autonomia di cui il potere civile deve godere, collabora con esso al servizio dell’uomo, nella difesa dei suoi diritti fondamentali, di quelle istanze etiche che sono iscritte nella sua stessa natura”:

“Per questo la Chiesa si impegna affinché le legislazioni civili promuovano e tutelino sempre la vita umana, dal concepimento fino al suo spegnersi naturale. Inoltre, chiede per la famiglia il dovuto riconoscimento e un sostegno fattivo. Ben sappiamo, infatti, come nell’attuale contesto l’istituzione familiare venga messa in discussione, quasi nel tentativo di disconoscerne l’irrinunciabile valore”.

A subirne le conseguenze, ha poi aggiunto, “sono le fasce sociali più deboli, specialmente le giovani generazioni, più vulnerabili e perciò facilmente esposte al disorientamento, a situazioni di auto-emarginazione e alla schiavitù delle dipendenze”. Talvolta, ha poi osservato il Papa, “le realtà educative faticano a dare ai giovani risposte adeguate e, venendo meno il sostegno familiare, spesso essi si vedono precluso un normale inserimento nel tessuto sociale”:

“Anche per questo è importante riconoscere che la famiglia, così come Dio l’ha costituita, è il principale soggetto che può favorire una crescita armoniosa e far maturare persone libere e responsabili, formate ai valori profondi e perenni”.

Riprendendo poi un discorso del Beato Giovanni XXIII, il Pontefice ha rivolto il pensiero all’“amore della libertà” che a San Marino, ha detto, vanta “squisitamente radici cristiane”:

“La libertà che le istituzioni sono chiamate a promuovere e difendere a livello sociale, ne manifesta una più grande e profonda, quella libertà animata dallo Spirito di Dio, la cui presenza vivificante nel cuore dell’uomo dona alla volontà la capacità di orientarsi e determinarsi per il bene”.

Il Papa non ha mancato di incoraggiare il popolo sammarinese, che affronta oggi difficoltà economiche comuni al contesto italiano e internazionale. E ha concluso il suo discorso con un augurio per il futuro di San Marino:

“Esprimo di cuore l’auspicio che l’intera vostra comunità, nella comunanza dei valori civili e con le sue specifiche peculiarità culturali e religiose, possa scrivere una nuova e nobile pagina di storia e divenga sempre più una terra in cui prosperino la solidarietà e la pace”.

Ultimo atto di questa intensa visita di Benedetto XVI nella Diocesi di San Marino Montefeltro, è stato l’incontro con i giovani, a Pennabilli, in provincia di Rimini, sede vescovile della diocesi. Quattromila i ragazzi che in Piazza Vittorio Emanuele, antistante la Cattedrale diocesana, hanno accolto festosi il Pontefice ed hanno ascoltato le sue parole. Il servizio del nostro inviato a San Marino, Salvatore Sabatino:RealAudioMP3

(applausi + musica)

Era il momento più atteso di questa breve ma intensa visita del Papa nella diocesi di San Marino – Montefeltro. Quello a cui loro, i giovani, si sono preparati per settimane. Carichi di speranze e di aspettative, consapevoli dell’importanza di questo incontro con Benedetto XVI. “Attendono da Lei parole forti – ha riferito il vescovo della diocesi, mons. Luigi Negrisui cui fondare l’esistenza di oggi e il cammino del futuro”:

"Santità, i giovani sono il punto più debole della nostra Chiesa e della società; sono vittime di operazioni o dí manipolazioni condotte su di loro dalla cattiva cultura e dai cattivi maestri che hanno dominato nell'ultimo secolo e mezzo la vita della nostra società e delle nostre istituzioni".

Poi la parola è passata ad uno di loro, Marco Angeloni, che al Papa ha voluto esprimere gratitudine per l’incontro, non tralasciando però una descrizione puntuale e sentita delle difficoltà che i giovani vivono oggi: la consapevolezza che il Sacramento della Cresima è per molti l’addio al cristianesimo, la mancanza di una proposta educativa attraente, la difficile unità familiare, le relazioni amicali dominate da edonismo e materialismo, la mancanza del lavoro e la paura del quotidiano.

"Santità, ci aiuti a capire il senso della nostra vita, il valore dell'esperienza, per sentire vibrare il nostro io e non subire i meccanismi del potere che ci circonda nelle sue varie forme".

“Siamo qui per ascoltare le sue parole – aggiunge Marco – sicuri che attraverso i suoi insegnamenti potremo riscoprire la forza per diventare autentici protagonisti nei nostri paesi, e non semplici spettatori”. Una richiesta che si trasforma in una serie di domande concrete:

"Il desiderio di essere liberi si può realizzare davvero? Come uscire dalla trappola dell'inutile ricerca di godimento personale, dalla rincorsa ad un piacere che ci lascia ultimamente tristi, delusi e mancanti? Come sperimentare ciò che Lei tante volte ci ha detto: “Cristo non toglie nulla, ma dona tutto?".

Domande che il Papa ascolta con attenzione e alle quali risponde richiamando il Vangelo, il celebre episodio in cui il Signore era in cammino e un tale – un giovane – gli corse incontro e, inginocchiatosi, gli pose questa domanda: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”. Un interrogativo dietro cui si manifesta l’esigenza di pienezza da trovare nell’esistenza quotidiana:

"L’uomo non può vivere senza questa ricerca della verità su se stesso: che cosa sono io?, per che cosa devo vivere? La verità che cerchiamo che spinga ad aprire l’orizzonte e ad andare al di là di ciò che è materiale, non per fuggire dalla realtà, ma per viverla in modo ancora più vero, più ricco di senso e di speranza".

Il Papa parla poi della ricerca di verità in noi stessi, dell’inquietudine che nessuna cosa concreta riesce a colmare; un’inquietudine di cui prendere coscienza, non avendo paura di porsi le domande fondamentali sul senso e sul valore della vita. Domande che presuppongono risposte mai parziali. Imparate – esorta il Pontefice – a riflettere, a leggere in modo non superficiale, ma in profondità la vostra esperienza umana: scoprirete, con meraviglia e con gioia, che il vostro cuore è una finestra aperta sull’infinito:

"Una delle illusioni prodotte nel corso della storia è stata quella di pensare che il progresso tecnico-scientifico, in modo assoluto, avrebbe dato risposte e soluzioni a tutti i problemi dell’umanità: e vediamo che non è così. In realtà, se anche ciò fosse stato possibile, nulla e nessuno avrebbe potuto cancellare le domande più profonde sul significato della vita e della morte, sul significato della sofferenza, di tutto, perché queste domande sono scritte, per così dire, nell’animo umano e oltrepassano la sfera dei bisogni".

L’uomo, anche nell’era del progresso scientifico e tecnologico – aggiunge Benedetto XVI – rimane un essere aperto alla verità intera della sua esistenza, che non si ferma alle cose materiali, ma si apre ad un orizzonte molto più ampio. Eppure esiste un rischio:

"Quello di rimanere imprigionati nel mondo delle cose, dell’immediato, del relativo, dell’utile, perdendo la sensibilità per ciò che si riferisce alla nostra dimensione spirituale. Non si tratta affatto di disprezzare l’uso della ragione o di rigettare il progresso scientifico, tutt’altro; si tratta piuttosto di capire che ciascuno di noi non è fatto solo di una dimensione 'orizzontale', ma comprende anche quella 'verticale'. I dati scientifici e gli strumenti tecnologici non possono sostituirsi al mondo della vita, agli orizzonti di significato e di libertà, alla ricchezza delle relazioni di amicizia e di amore".

Cari giovani – aggiunge il Papa – è proprio nell’apertura alla verità intera di noi stessi e del mondo che scorgiamo l’iniziativa di Dio nei nostri confronti. Egli viene incontro ad ogni uomo e gli fa conoscere il mistero del suo amore.

"In Lui, in Cristo, potete trovare le risposte alle domande che accompagnano il vostro cammino. Non in modo superficiale, facile, ma camminando con Gesù, vivendo con Gesù. L’incontro con Cristo non si risolve nell’adesione ad una dottrina o una filosofia, ma ciò che Lui vi propone è di condividere la sua stessa vita e così imparare a vivere, imparare che cosa è l’uomo, che cosa sono io".

Poi un appello forte da parte del Santo Padre:

"Non temete di affrontare le situazioni difficili, i momenti di crisi, le prove della vita, perché il Signore vi accompagna, è con voi!".

Vi incoraggio a crescere nell’amicizia con Lui attraverso la lettura frequente del Vangelo e di tutta la Sacra Scrittura, la partecipazione fedele all’Eucaristia, l’impegno all’interno della comunità ecclesiale, il cammino con una valida guida spirituale. Lasciate che il mistero di Cristo illumini tutta la vostra persona!

"Non cedete a logiche individualistiche ed egoistiche. Vi conforti la testimonianza di tanti giovani che hanno raggiunto la méta della santità: Santa Teresa di Gesù Bambino, San Domenico Savio, Santa Maria Goretti, il beato Pier Giorgio Frassati, il beato Alberto Marvelli – che è di questa terra! – e tanti altri, a noi sconosciuti, ma che hanno vissuto il loro tempo nella luce e nella forza del Vangelo e hanno trovato la risposta a come vivere, che cosa si deve fare per vivere".

(applausi + musica)

C’è bisogno di un rinnovamento profondo della diocesi a partire da ciò che il Papa ci ha detto: è questo il pensiero di sintesi del vescovo di San Marino-Montefeltro, Luigi Negri, all’indomani della visita pastorale di Benedetto XVI. Al microfono di Alessandro De Carolis, mons. Luigi Negri riflette sulla realtà sociale della sua diocesi alla luce delle parole del Papa:RealAudioMP3

R. – Io ho avuto la percezione direi “fisica” che il Papa stesse facendo un grande annuncio di fede e di umanità, e che quindi con molta decisione, ma insieme con tanta amabilità, sia andato al cuore della questione, provocando la libertà di ciascuno di quelli che erano lì, di fronte alla proposta della presenza di Cristo. Scavalcando, quindi, da un lato tutti i timori, le incertezze, le difficoltà che sono legate al momento e al temperamento dei giovani, ma dall’altra, relativizzando in modo radicale tutto quel concerto di obiezioni al cristianesimo che vengono dalla mentalità dominante. Quindi, io credo sia stata una proposta autentica, adeguata, pertinente al giovane del Terzo Millennio.

D. – Le domande che all’inizio i giovani hanno rivolto al Papa sono state, da un lato, lo specchio della realtà difficile che vivono ma, dall’altro, anche il segno di una ricerca di qualcosa che sia più stabile, in un mondo oggi per loro molto avaro di certezze. Volevo chiederle: ha avuto delle eco immediate di cosa abbiano suscitato in loro queste parole?

R. – Hanno recepito in modo positivo questa grande provocazione. E’ come se, già credenti oppure in ricerca o magari anche lontani ma non pregiudizialmente, si siano sentiti provocati ad assumere una posizione loro, in prima persona. E questo fa nascere l’educazione.

D. – Anche la sana laicità, intesa come rispetto della vita e della famiglia, evocata da Benedetto XVI nel discorso ai Capitani Reggenti, è un valore di estrema attualità…

R. – Io credo che lì il Papa abbia riproposto uno dei punti sui quali mi sono soffermato di più, in questi anni: che la tradizione di libertà di San Marino non è un individualismo che, irresponsabilmente, si traduce nel fare tutto quello che pare e piace – dalle banche al patrimonio, tanto per indicare due degli aspetti della Repubblica di San Marino – ma è una responsabilità. C’è una responsabilità che ciascuno si assume di fronte alla sua persona, di fronte alla sua coscienza, di fronte alle situazioni, di fronte alla realtà sociale. E quindi, il Papa ha fatto capire che l’attualità di San Marino è legata alla responsabilità con cui questa popolazione, questa società rispondono – a partire dalla fede – alle circostanze certo non facili in cui si trovano oggi.

D. – Dopo le sensazioni a caldo, l’entusiasmo, il calore, si apre per la vostra diocesi la pagina del “dopo”. Pagina che inizia da dove, eccellenza?

R. – Io ci sto pensando: nasce, secondo me, da una puntualizzazione, da un messaggio che vorrò fare a tutto il popolo e il clero. Poi, io ho intenzione, su questo, di fare la tre-giorni del clero che tradizionalmente teniamo in settembre, perché è necessario un ripensamento globale della stessa vita, della stessa struttura della diocesi. E' necessaria, perché ormai le situazioni sono tali per cui non si può andare avanti senza un continuo aggiornamento. Si tratta di fare un ragionamento a partire da quello che il Papa ci ha proposto. (gf)







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