Nigeria: l'arcivescovo di Abuja chiede di isolare gli estremisti islamici dopo l'attentato
nella capitale
“È uno sviluppo molto preoccupante, perché è la prima volta nella storia della Nigeria
che viene compiuto un attentato suicida al quale è seguita quasi subito la rivendicazione
da parte degli attentatori” dice all’agenzia Fides mons. John Olorunfemi Onaiyekan,
arcivescovo di Abuja, capitale della Nigeria, dove ieri due persone hanno perso la
vita nell’esplosione di un’autobomba nel parcheggio del quartier generale della polizia
federale. L’attentato è stato rivendicato dalla setta islamica radicale Boko Haram.
“Questo gruppo non è sconosciuto. I nigeriani si aspettano che il governo faccia il
proprio dovere di garantire la sicurezza del Paese nei confronti di un gruppo che
si è schierato contro tutto il sistema di polizia della nazione” afferma mons. Onaiyekan,
sottolineando le modalità clamorose dell’attentato: “l’autobomba si è infiltrata nel
parcheggio del capo della polizia. Come è stato possibile? Questo dimostra che occorre
un’inchiesta approfondita all’interno del sistema di sicurezza”. L’arcivescovo di
Abuja nota inoltre che “si parla di un collegamento internazionale con i fondamentalisti
stranieri. Un portavoce dei Boko Haram ha affermato che sono rientrati in Nigeria
alcuni loro seguaci che si erano recati in Somalia per essere addestrati dagli estremisti
locali. Questi uomini si sarebbero dispersi in tutta la Nigeria per seminare paura
e terrore. Gli estremisti sono una sfida per tutti i nigeriani e specialmente per
la comunità islamica nigeriana. Nessun musulmano può continuare ad affermare che il
terrorismo non ha nulla a che fare con l’islam. Sono un uomo di pace e di dialogo,
per questo dico sempre ai miei musulmani che devono isolare gli estremisti che sono
presenti nelle loro comunità. Non basta dire ‘non sono dei nostri’, occorrono provvedimenti
concreti per identificare e isolare quanti con le loro attività non sono in linea
con il bene del Paese e con il bene dello stesso islam” rimarca mons. Onaiyekan. La
setta è particolarmente attiva nel nord del Paese. Pochi giorni fa la cattedrale di
Maiduguri è stata seriamente danneggiata in un attentato rivendicato da Boko Haram.
“Le nostre chiese sono colpite anche perché sono un bersaglio molto facile: sono edifici
ben visibili e non protetti. Non schieriamo soldati armati intorno alle nostre chiese,
che sono invece luoghi di culto aperti a tutti” dice l’arcivescovo di Abuja. “Guardando
alla situazione generale del Paese, dobbiamo riconoscere che abbiamo seri problemi”
prosegue mons. Onaiyekan. “Si sono appena concluse le elezioni presidenziali, parlamentari
e locali che, per quanto imperfette, con brogli qua e là, sono state considerate la
prova di un miglioramento generale del sistema politico. Purtroppo questo lento miglioramento
non è condiviso da tutti. La maggioranza della popolazione affronta ancora pazientemente
i problemi di povertà, di disoccupazione, di mancanza di strutture, tuttavia diversi
nigeriani stanno perdendo la pazienza e sono tentati dal ricorrere alla violenza.
Ma questa non è la soluzione, anche perché la violenza è solo l’espressione della
rabbia. Questo però ci deve far capire che non siamo semplicemente di fronte ad una
questione di ordine pubblico, di arrestare dei malviventi, ma che dobbiamo assicurare
condizioni di vita migliori alla gente”. Mons. Onaiyekan conclude il suo colloquio
con una richiesta: “Chiedo la preghiera di tutti perché la Nigeria possa trovare la
via della pace e della concordia nazionale”. (R.P.)