Malawi: professori e studenti contro le restrizioni sulla libertà di insegnamento
In Malawi non si allenata la tensione tra il governo e il corpo accademico sulla libertà
di insegnamento, riconosciuta sia dalla Costituzione locale oltre che dal Trattato
di Kampala, di cui il Malawi è firmatario. Il 27 maggio si è svolta senza incidenti
una manifestazione di protesta alla quale hanno partecipato professori e studenti,
tutti con indosso una maglietta rossa, il colore scelto dal movimento di protesta.
Lo scontro, originato a febbraio da una lezione tenuta da una professore sulle cosiddette
“Rivoluzioni arabe”, si è progressivamente inasprito. “Il governo ha chiuso l'università
e il Politecnico, trascinato davanti alla corte quattro professori, ha cancellato
i loro salari, li ha espulsi dall'università con l'accusa di uno sciopero illegale,
accusati sono poi i quattro responsabili dell’ Accademic Staff Union” dice all’agenzia
Fides padre Piergiorgio Gamba, missionario monfortano. “Queste persone sono stati
ridicolizzate dal governo in tutti i modi – racconta il religioso -, ma la loro forza
è di aver già vissuto in passato sia la detenzione che l'espulsione, il silenzio e
la persecuzione. La strada percorsa – aggiunge padre Gamba - nel confronto è molto
vicina alla cultura del Malawi: senza violenza, pagando di persona, con la gente che
sta a guardare sempre timorosa. Trent'anni di dittatura si guariscono forse dopo due
generazioni, una non basta a far dimenticare la paura. La strategia usata dai professori
è il ricorso alle corti giudiziarie, che di volta in volta hanno cancellato i provvedimenti
che il governo voleva imporre” dice ancora il missionario. “Quando poi il governo
non ha più potuto opporsi, la manifestazione c'è stata. Gli studenti e i professori
nei loro vestiti rossi hanno attraversato la città di Zomba scortati da una presenza
massiccia di polizia, questa volta senza lacrimogeni, perché era evidente che il governo
non aveva una maggioranza morale in questa situazione di impasse creata dal governo”
afferma padre Gamba. Il governo ha annunciato che il 4 luglio l'università dovrà
essere riaperta. “Una scelta per salvare la faccia? Le tante divisioni create e la
mancata certezza che le cose siano cambiate non sono di buon auspicio per il Presidente,
che sempre più usa la tattica di creare problemi per apparire poi come il salvatore
della patria, o anche solo per distrarre l'attenzione della gente da altri problemi
più gravi per un Paese economicamente allo sbando” conclude il missionario. (M.G.)