La Giornata di lotta alla desertificazione, fenomeno che colpisce 100 Paesi
Il 17 giugno di ogni anno, le Nazioni Unite celebrano la Giornata Mondiale per la
lotta alla desertificazione: un fenomeno che, spiegano gli esperti, non ha soltanto
cause ambientali, ma anche climatiche o dovute alla sovrappopolazione e ad altri fattori
umani, come lo sfruttamento eccessivo delle risorse, e riguarda oltre il 40 per cento
delle terre emerse. Il servizio di Davide Maggiore:
A rischio
desertificazione, scrive il segretario dell’Onu, Ban Ki-moon nel messaggio diffuso
per la giornata, c’è un ‘miliardo dimenticato’ di persone. Naoufel Telahigue,
program manager della divisione ambiente e clima del Fondo internazionale per lo sviluppo
agricolo, indica quali sono le regioni più colpite: R. – If you look at
desertification across the global … Se consideriamo la desertificazione
in termini globali, questa colpisce circa un centinaio di Paesi; la maggior parte
di questi si trovano in Africa e nell’Asia centrale. Se consideriamo il Maghreb e
l’Africa subsahariana, entro il 2025 la desertificazione riguarderà i due terzi delle
terre arabili, secondo le stime.
Le conseguenze di questo processo sono
prima di tutto ambientali, e di sussistenza per le popolazioni coinvolte, ma anche
di altro tipo, chiarisce ancora Delahigue:
R. – The impact is directly
on the economy. … L’impatto è economico, ed in termini diretti. Per quanto
riguarda i prodotti agricoli, la gente soprattutto in Africa, e in generale nei Paesi
in via di sviluppo, è affidata direttamente alla terra e alla qualità del terreno.
Se questa va persa, con essa va perso anche il maggiore fattore di entrate delle persone.
Guardando al futuro in Africa e nell’Asia centrale, le popolazioni sono giovani e
quindi la perdita della terra rappresenterebbe un forte impatto sul futuro di queste
popolazioni giovani.
La giornata mondiale di quest’anno coincide anche
con l’Anno internazionale delle foreste, troppo spesso danneggiate da un’agricoltura
non sostenibile, ma essenziali soprattutto nelle regioni semi-aride. Spiega il professor
Antonio Ballarin-Denti, docente di Fisica ambientale all’Università Cattolica
di Brescia:
“Le foreste giocano un ruolo assolutamente cruciale per
l’equilibrio ambientale e per gli ecosistemi del pianeta: catturano enormi quantità
di anidride carbonica, regolano il clima, forniscono una possibilità di rigenerazione
continua dei suoli e mantengono un’enorme quantità di biodiversità. Quindi, salvare
le foreste significa frenare la desertificazione e frenare la desertificazione significa
poi mantenere le foreste”.
Affrontare questi problemi richiede l’impegno
sia di singoli Stati che delle organizzazioni non governative e delle istituzioni
internazionali, anche in vista del summit di Rio de Janeiro del 2012 sullo sviluppo
sostenibile. Il professor Ballarin-Denti indica alcune importanti linee di intervento:
“Innanzitutto,
fermare il procedere del cambiamento climatico, controllare il più possibile la distribuzione
dell’acqua, garantire politiche che portino ad uno sviluppo solidale tra Paesi del
nord e del sud del mondo”.